In volo con Nicola “Stick” Pecile, nato per salire sempre più in alto

La storia straordiaria di chi ha volato su 156 velivoli diversi, fra aerei da trasporto, elicotteri, jet ad alte prestazioni, addestratori, alianti e sistemi di lancio spaziale, per un totale di oltre 6800 ore

In volo con Nicola “Stick” Pecile, nato per salire sempre più in alto

Per un attimo ho potuto guardare oltre “l’uomo”.

Ho incontrato valori forti: forza di volontà, tenacia, ma soprattutto umiltà, generosità e simpatia.

Ho avuto l’onore di poter ascoltare la storia di un uomo dotato di grandi valori umani ed intellettuali ma anche di una persona semplice e genuina che trasmette energia ed emozione!

Sono onorato di raccontarvi uno scorcio della sua splendida avventura!

Grazie Nicola innanzitutto per averci dedicato tempo prezioso per raccontarti.  Partiamo allora per questo nuovo volo assieme ad un pilota d’eccezione!

Nicola “Stick” Pecile è nato a Udine l’11 marzo 1973, ma è cresciuto a Fagagna (UD).

Diplomato dall’Istituto Tecnico Industriale “Arturo Malignani” di Udine, ha frequentato l’Accademia Aeronautica con il Corso Orione IV durante il quale ha conseguito la laurea in Scienze Aeronautiche. Si è graduato pilota militare presso la base aerea di Sheppard, in Texas, su velivolo T-38 nel 1997 ed è stato assegnato al ruolo della difesa aerea su caccia intercettori Tornado ADV FMk.3.

Nel 2001 è stato selezionato per il Reparto Sperimentale Volo (RSV) del Centro Sperimentale Volo dell’Aeronautica Militare di Pratica di Mare (RM) in qualità di pilota collaudatore sperimentatore.

Ha frequentato la scuola francese per piloti collaudatori denominata “EPNER” che ha completato nel luglio del 2003.

Ha in seguito conseguito la laurea in Ingegneria Astronautica, indirizzo “Missioni Spaziali”, presso la Scuola di Ingegneria Aerospaziale dell’Università La Sapienza di Roma.

Durante la permanenza presso RSV, ha operato in qualità di pilota collaudatore sperimentatore su velivoli ad ala fissa e rotante, su svariati programmi di prova.

Ha svolto attività di apertura d’inviluppo di volo e di sviluppo di sistemi d’arma su velivoli Tornado IDS, AM-X, C-27J, NH-90, NH-500E, AB-212 ICO e molti altri. E’ stato inoltre coinvolto in programmi di certificazione civile per conto dell’Ente Nazionale Aviazione Civile e dell’European Aviation Safety Agency sui programmi AW-109S, AW-119 MkII, Ka-32A11BC, EH-101 e il convertiplano BA-609. 

Nel 2011 si è congedato dall’Aeronautica Militare col grado di Tenente Colonnello mentre serviva come Capo Ufficio Operazioni del RSV, trasferendosi negli Stati Uniti presso la scuola di piloti collaudatori National Test Pilot School (NTPS) di Mojave, in California, in qualità di istruttore collaudatore su velivoli ad ala fissa e rotante.

A NTPS, ha ricoperto anche l’incarico di Direttore delle Operazioni Volo per quasi 3 anni.

Nel settembre 2015, è entrato a far parte del gruppo di 8 piloti collaudatori attualmente impiegati da Virgin Galactic per lo sviluppo e l’introduzione in attività commerciali spaziali del veicolo suborbitale SpaceShipTwo (SS2), SpaceShipThree (SS3) e dell’aereo madre da cui viene sganciato denominato Virgin MotherShip VMS Eve.

Oltre al ruolo primario di pilota collaudatore per Virgin Galactic, ricopre il ruolo di ufficiale di sicurezza del volo e supporta le attività di ingegneria necessarie per il completamento del programma SS2 e SS3.

“Stick” ha volato su 156 velivoli diversi, fra aerei da trasporto, elicotteri, jet ad alte prestazioni, addestratori, alianti e sistemi di lancio spaziale, per un totale di oltre 6800 ore di volo.

Dal 2016 è stato nominato “Fellow” della società internazionale dei piloti collaudatori sperimentatori denominata “The Society of Experimental Test Pilots”.

Durante la sua carriera, è stato insignito di molti riconoscimenti aeronautici, a livello nazionale e internazionale.

É inoltre membro della Planetary Society, della National Space Society, dell’American Institute for Aeronautics and Astronautics e dell’Aircraft Owners and Pilots’ Association.

Nicola è felicemente sposato con Dania da cui ha un figlio Francesco di 20 anni che si sta laureando nel campo delle scienze cognitive presso la University of California – Los Angeles.

Ci racconti un po’ com'è nata la tua passione per il volo?

All’età di 6 anni, nel dicembre del 1979, ho ricevuto per Natale un LEGO di una navicella spaziale. Da lì è nato un particolare interesse per l’ingegneria e le attività spaziali che ho cominciato a coltivare sempre di più. La passione è nata come conseguenza della necessità di mettere insieme l’ingegneria allo spazio, infatti bisogna prima passare per l’atmosfera e da tutto quello che vola! Mio padre mi ha supportato molto in questo aspetto, in quanto era un noto aeromodellista e uno dei primi in Regione, e mi ha stimolato ad imparare a pilotare fin da piccolo, a capire le dinamiche coinvolte nel volo di un velivolo. Sono quindi cresciuto fra fusoliere ed ali di aeromodelli, finché un giorno, all’età di 14 anni, ho avuto l’opportunità di effettuare il mio primo volo da passeggero a Rivoli di Osoppo su un motoaliante. Ricordo che era una bellissima giornata d’inverno molto limpida e vedere il mondo dall’alto è stato magnifico. Sembrava quasi di volare su un altro pianeta, dove tutto appariva perfetto e così incredibilmente fantastico. Da quel giorno, non c’erano dubbi che la mia passione per il volo mi avrebbe spinto verso una carriera aeronautica, in un modo o nell’altro.   

Ci puoi descrivere le emozioni che hai provato durante il primo volo da solista con un aereo militare a getto?

Per me il primo jet è stato il Cessna T-37B Tweet durante il mio addestramento da pilota militare presso la base dell’aeronautica U.S.A. di Sheppard, in Texas. É stato un primo volo sicuramente entusiasmante, ma che, devo precisare, mi sono goduto poco, in quanto l’esperienza di volo che avevo all’epoca presso un contesto internazionale così complesso come quello del programma addestrativo di Sheppard richiedeva molta concentrazione per non commettere errori procedurali nel traffico intenso della base di Sheppard (oltre 80 velivoli in volo simultaneamente!). Il volo solista jet che mi ha forse più entusiasmato è stato quello sul velivolo successivo nel corso dell’addestramento, il Northrop T-38A Talon, che dal punto di vista delle prestazioni era davvero una macchina fantastica per uno studente come me con poche centinaia di ore di volo. Visto però che ormai volavo a Sheppard da oltre 6 mesi e mi ero ben ambientato, sicuramente ho apprezzato quel volo solista molto di più! 

Qual è stato il momento più difficile della tua carriera da pilota da caccia?

“Durante la mia conversione sul Tornado ADV presso la base della Royal Air Force di Coningsby nel Regno Unito, le cose si stavano mettendo piuttosto male per i corsisti italiani, in quanto volavamo molto poco e sicuramente non eravamo una priorità per l’unità addestrativa britannica. Il Tornado è un velivolo che richiede un’ottima integrazione fra pilota e navigatore per essere un efficace sistema d’arma, e ci sono state non poche difficoltà con il corpo istruzionale della Royal Air Force. Ad un certo punto pensavo di non qualificarmi per nulla perdendo l’occasione di continuare a volare i caccia militari, nonostante anni di sforzi e soddisfazioni pregresse. È stato un periodo molto difficile, che sono riuscito comunque ad affrontare grazie al supporto della mia fidanzata dell’epoca, che poi è diventata mia moglie!

Nicola, qual è stato il tuo volo più bello?

Ce ne sarebbero tantissimi, ma direi che fra i più belli ci sono sicuramente alcuni voli che ho effettuato in montagna presso le Dolomiti con svariati elicotteri. Poter volare ed atterrare in alcuni siti dove solo l’elicottero può arrivare in un contesto come il paesaggio offerto dalle Dolomiti innevate è un’esperienza fantastica che conserverò sempre nel mio cuore. Tuttavia, il volo più bello deve ancora arrivare, e penso che includerà una vista della Terra da molto, molto in alto...!

Ricordi il tuo volo più difficile?

Sicuramente un volo di sviluppo con visori notturni in qualità di pilota sperimentatore su un elicottero altamente modificato, ed effettuato in Sardegna in una notte estremamente buia, in cui l’elicottero in valutazione non era completamente compatibile per l’uso dei visori notturni; dovendo volare come pilota solo a bordo e con un equipaggio di tecnici che dovevano valutare altri sistemi d’arma, ho trovato serie difficoltà a gestire il carico di lavoro a bordo, cercando di volare il profilo richiesto in prossimità di ostacoli in un contesto per nulla ideale. Ricordo di aver interrotto molti tentativi di testare quelli che erano i sistemi in valutazione, prima di poter compiere il volo con successo, cosa che è avvenuta grazie soprattutto all’aiuto di uno degli operatori di bordo, che è stato assolutamente essenziale. Dopo il volo ero stremato dalla fatica e dalla tensione.

Qual è stato il tuo velivolo preferito e che hai pilotato con più passione?

Come pilota collaudatore, mi affeziono difficilmente ad un solo velivolo (perchè in realtà mi piacciono tutti!), per cui la scelta sarebbe difficile fra quelli che ho volato. Tuttavia, scegliendo fra l’ala fissa, direi Eurofighter F-2000 Typhoon per le prestazioni, e F-18 Hornet per le qualità di volo. Fra l’ala rotante, direi l’EH-101 che è una macchina fantastica e l’A-129 Mangusta, molto piacevole in termini di caratteristiche di volo, rispetto ad altri elicotteri da combattimento.

Quale tra i velivoli che hai pilotato è stato il più difficile da gestire nelle diverse fasi del volo?

Probabilmente, l’F-104 Starfighter, richiede molta attenzione e perdona poco ogni tipo di disattenzione. Ho sempre desirato volare il 104, secondo me ogni pilota collaudatore dovrebbe volarlo almeno una volta, e sono riuscito a volarlo poco ai tempi della mia assegnazione al Reparto Sperimentale Volo, però ricordo che era un ottimo velivolo per tenere sempre fresche le abilità da pilota collaudatore, soprattutto se volato con una frequenza non troppo elevata.

Cos'è l'attenzione per un pilota?

Per me è quella capacità di sapersi isolare dal mondo esterno per concentrarsi completamente a quella specifica fase, a quell’istante in cui devi essere un tutt’uno con il velivolo. È quasi come sforzarsi di dimenticare per un attimo tutto il resto, tutti i problemi o le cose piacevoli che potrebbero generare distrazioni indesiderate. In gergo “pilotesco” chiamiamo questo isolamento momentaneo “mission bubble”, cioè la “bolla della missione”, in cui per la durata antecedente il volo e durante il volo stesso cerchi di restringere i tuoi pensieri prettamente all’adempimento degli obbiettivi del volo, così da garantire il successo della missione.  

Dalla tua esperienza, qual è la differenza tra un pilota da caccia e un pilota collaudatore? 

Un pilota da caccia o un pilota militare in genere è un professionista che opera su un velivolo operativo a cui è assegnato, al fine di garantire l’impiego del velivolo stesso al meglio delle capacità operative a cui il pilota è qualificato e in funzione del sistema d’arma a disposizione.

Un pilota collaudatore è responsabile di testare ed effettuare attività di prova, collaudo e sperimentazione su velivoli o sistemi che non hanno mai volato o che non sono mai stati provati in volo. In questo contesto, un pilota collaudatore sperimentatore effettua i primi voli di un tipo nuovo di velivolo e di modifiche sostanziali ad un velivolo o ai sistemi con cui tale velivolo è equipaggiato. L’attività di prova consiste nell’aprire l’inviluppo di volo in maniera progressiva fino a poter qualificare il velivolo o il sistema così che questi possano essere utilizzati in sicurezza dal pilota operativo. Essere piloti collaudatori implica un coinvolgimento ingegneristico non indifferente, in quanto gran parte del successo in volo é possibile solo dopo un’accurata pianificazione e conoscenza dei dettagli del sistema in prova. Per me diventare collaudatore è stato realizzare il sogno di unire il mio interesse per l’ingegneria con la passione per il volo.

Quali sono le caratteristiche che deve avere un bravo pilota militare?

Ci vuole innanzi tutto una gran dose di umiltà e pazienza alla base. Secondo me, la grande differenza fra un ottimo pilota militare e il resto è creata dal fatto di essere sempre in grado di mantenere quella che in gergo aeronautico si chiama “situational awarness”, ovvero la consapevolezza della situazione. Essere un pilota militare significa essere coinvolti in un’attività molto dinamica che richiede un carico di lavoro a volte molto elevato. Mantenere la capacità di lucidità del pensiero e di un’ottima “situational awarness” in un contesto del genere, così da poter prevedere quello che può succedere di lì a poco, è ciò che fa la differenza. Non è quindi solo una questione di abilità di pilotaggio, ma la capacità di preservare una ottima lucidità mentale.  

Nicola, mi hai raccontato che hai un figlio: della tua passione per il volo e per la vita quali sono gli insegnamenti più importanti che gli hai o che speri di avergli trasmesso?

Spero di aver trasmesso valori di onestà, perseveranza e pazienza. L’onestà intellettuale è alla base di una solida carriera nel mondo aerospaziale, tutti si fidano di te e tu ti devi fidare degli altri, dallo specialista che prepara il velivolo all’ingegnere che lo ha progettato. Allo stesso modo, rimanere dentro i confini dell’inviluppo di quello che la macchina può fare e rispettare i limiti imposti richiede onestà interiore e rispetto delle regole e procedure.

Viviamo in un mondo dove molti giovani desiderano avere tutto e subito. Spero di aver insegnato a mio figlio che alcuni obbiettivi importanti richiedono anni di dedizione e costante perseveranza nel coltivarli.

Quale miglior consiglio per un giovane chi si avvicina al mondo del volo?

Non bisogna mai perdere di vista l'obbiettivo finale, soprattutto nel contesto di oggi dove i giovani sono molto distratti da attività secondarie che non aggiungono nessun valore alla loro vita. Fare il pilota o far parte del mondo aeronautico è una passione forte che uno deve sentirsi dentro, non è un lavoro come un altro. È un po' come fare il chirurgo o il prete, bisogna veramente essere motivati e avere una forte vocazione interiore. 

Quando frequentavo la scuola superiore, il Malignani, leggevo moltissime riviste e pubblicazioni aeronautiche, quasi ad un livello esagerato, praticavo aeromodellismo e ho acquisito durante quegli anni una conoscenza aeronautica fuori dal comune. Lo posso dire perché quando sono entrato in Accademia Aeronautica a Pozzuoli (NA), mi sono accorto che avevo due marce in più: la prima di essere stato preparato benissimo dal percorso di studi del Malignani, la seconda dovuta alla mia dedizione nel coltivare questa passione sfrenata per l'aeronautica in genere.

Consiglierei quindi di studiare molto, di mantenersi in buona forma fisica (non facile per i giovani di oggi che perdono la vista davanti ai telefonini e videogames di ogni sorta...) e di crescere come una persona completa. Imparare anche un’altra lingua in maniera fluente, preferibilmente l’inglese, è e assolutamente fondamentale. Fare il pilota è un equilibrio di preparazione, prestanza fisica e pazienza! Ci vuole soprattutto tanta pazienza e dedizione!

Cosa ti ha insegnato la vita militare e in particolare il volo?

Penso che il valore più importante che ho imparato nei miei anni di servizio in Aeronautica Militare e in tutte le forme di volo che ho avuto la fortuna di sperimentare è stata l’umiltà. Quando sono entrato in Accademia Aeronautica dopo un percorso di studi al Malignani da cui sono uscito molto sicuro di me, ho in realtà imparato fin da subito che molti altri colleghi di corso erano in realtà molto più preparati e forse più competenti di me. In un ambiente molto competitivo come l’Accademia Aeronautica, al fine di sopravvivere con successo bisogna armarsi di grande umiltà, sapendo riconoscere i limiti delle proprie capacità e avere il coraggio di chiedere aiuto quando ce n’è bisogno. Ciò che rende un corso d’accademia un vero corso unito e coeso verso un obbiettivo comune è la capacità dei singoli frequentatori di aiutarsi fra loro, mettendo da parte l’ego personale che molti piloti militari, e da caccia in particolare, hanno come caratteristica comune per affrontare una professione così complessa e che richiede molti sacrifici. L’umiltà cresce ancor più quando diventi pilota collaudatore, e nell’adempimento della tua professione ti devi sempre chiedere se il sistema o il velivolo che stai valutando è sufficientemente pronto per essere impiegato in sicurezza da altri piloti che, con svariate esperienze e professionalità, potrebbero trovare maggiori difficoltà nell’impiego, in quanto non sono collaudatori sperimentatori.  

Quali passioni, oltre a quella del volo, coltivi nel tempo libero?

In realtà non ho molto tempo libero lasciato dalle attività professionali. Comunque mi piace leggere su argomenti scientifici, in particolare di attività umane nello spazio, con particolare riferimento alla storia dell’astronautica. Mi piace anche vivere la montagna e tenermi in forma con varie attività all’aperto, soprattutto dopo il periodo buio del COVID appena passato.

Piatto preferito?

Pizza con le acciughe

Vino preferito?

Non sono un gran intenditore di vino, ma preferisco un buon rosso.

Sogno nel cassetto?

Spero di poter volare quanto prima in sub-orbita con i veicoli in fase di sviluppo in cui sono coinvolto al momento. Con l’aumentare delle attività commerciali nel settore spaziale, continuo a sognare di poter effettuare un volo più[NP1]  in alto della sub-orbita, magari un volo orbitale! Mai smettere di sognare!

 

“In una notte temperata e buia di primavera volgo lo sguardo al cielo …

Silenziose proiezioni di luci millenarie rapiscono per un attimo la mia attenzione regalandomi uno spettacolo straordinario  

Il tempo e lo spazio sono all’improvviso immobili

Non sento rumori

Ma chiudendo gli occhi percepisco quanto sono piccolo e fortunato 

Oggi più di ieri, dopo questa speciale avventura vissuta ascoltando le parole di una persona speciale, mi sento fortunato”                                                                                                                     

Consentitemi due ringraziamenti particolari:

Il primo, speciale, va ovviamente a Nicola Pecile, persona di grande carattere e personalità che ha accettato di condividere con noi questo “meraviglioso volo”;

Il secondo al professor Mauro Fasano, Direttore della Sezione Trasporti & Logistica - Aeronautica Istituto Tecnico Arturo Malignani di Udine, a suo tempo mio insegnante, per aver reso possibile questo “incontro speciale”.  

Tag: Nicola Pecile, Alberto Cocetta, Mauro Fasano, volo, campovolo, Friuli Venezia Giulia, volare, emozioni

 Autore: Alberto Cocetta campovolo@megmarket.it