Cirò, il "Krimisa" vino delle Olimpiadi

Il Cirò racconta la storia della sua terra, quella che, raggiunta dai primi coloni greci, parve loro così meravigliosa da suggerire il nome di Enotria, “la terra del vino”, appellativo che poi venne esteso a tutta l’Italia.

Gaglioppo, Mantonico e Greco Bianco sono i vitigni che la civiltà greca ha lasciato alla Calabria, che già allora produceva l’apprezzato “Krimisa”, l’antenato dell’odierno Cirò, nelle zone della costa jonica dove oggi troviamo Crotone e Sibari .

Il "Krimisa" era il vino ufficiale delle Olimpiadi e veniva tradizionalmente offerto agli atleti che tornavano vincitori dalle gare.

Sul luogo dell’odierna Cirò Marina sorgeva addirittura un tempio dedicato a Bacco, dio del vino.

Oggi la zona di produzione del Cirò arriva da selezionate vigne che dalle colline scendono a lambire la costa, comprese perlopiù tra i paesi di Cirò, sull’altura che sovrasta Punta Alice, Cirò Marina, adagiata sul mare cristallino e Torre Melissa dove, dall’alto della Torre Aragonese che un tempo serviva per scorgere le navi nemiche, il paesaggio incanta e lo sguardo si perde tra filari e ulivi secolari.

E’ una terra dura, dove l’acqua è preziosa e gli agricoltori e i vignaioli si impegnano senza sosta per coltivare e proteggerne i frutti, trasformando le zolle brulle in vigne rigogliose, sperimentando e studiando per preservare il patrimonio viticolo calabrese e affrontare le nuove sfide del mercato.

Il disciplinare è del 2010, e la DOC ha previsto, da quel momento in poi, che per il Cirò si potessero usare, oltre al Gaglioppo, anche il 20% delle uve a bacca rossa ammesse in Calabria oppure il 10% di vitigni internazionali e di Barbera”.

Oggi il Ciro' viene esportato in tutto il mondo; in particolare il Cirò rosso, con una gradazione di 13,5 gradi, nelle versioni Classico, Superiore e Riserva.

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Autore: M. N. megazine@megmarket.it