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Concertgebouw e Parlamento Europeo

Cultura, comunità e democrazia

Concertgebouw e Parlamento Europeo

Ci sono luoghi particolarmente affascinanti e pure talmente carichi di significato che, avendoli visti una volta mantengono un posto privilegiato nella memoria e si ricordano come emblema di cultura.

In una delle 25 tournées del coro polifonico Tomat cui ho partecipato, nell’ottobre del 1978, tenemmo un emozionante concerto nella sala ovale, la Recital Hall, la Sala Piccola, del Concertgebouw di Amsterdam, che con la Sala Grande è considerato uno dei cosiddetti templi della musica in Europa e nel mondo per la migliore acustica, un po’ come il teatro la Scala a Milano.

Fuori dall’entrata laterale sta scritto su una targa a muro: “Il cuore pulsante del Concertgebouw non è sempre il Grote Zaal, ma regolarmente il Kleine Zaal, appunto, con le lettere maiuscole. Le persone che sanno lo sanno, qui la musica è più intima, qui il pubblico e i musicisti sono legati intensamente.” Effettivamente cantare su quel palco fu da brivido, come sentirsi guardati e ascoltati dai grandi compositori della musica ‘classica’, Vivaldi, Bach, Haendel, Mozart, Beethoven, ecc., i cui nomi sono scritti evidenti, a lettere maiuscole, in cartigli sopra ogni arco a tutto sesto tra lesene che contornano e caratterizzano la sala.

L’acustica è perfetta, il rito del fare musica lì diventa impegnativo e pregnante, comporta di trovarsi in un avvolgente senso di cultura occidentale ricca di storia travagliata, ma fatta di grande musica e piena di poesia che crea rispetto ed empatia ed eleva lo spirito. Non che le grandi cattedrali gotiche di Vaduz, Bruxelles e Lussemburgo dove cantammo messe e concerto, fossero meno empatiche ed emozionanti, in presenza di autorità, tanti italiani e friulani emigrati ad ascoltare. E tanto per capire l’impatto della storia, visitammo il triste teatro di Waterloo, dove crollarono le pretese di Napoleone ma l’Europa pagò un alto prezzo.

Tre giorni dopo, il 24 ottobre, incontrammo un’altra sintesi di storia e cultura, la sede del parlamento europeo in Lussemburgo, meno poetica ma altrettanto pregnante e importante. Cantammo per ringraziare tutti i dipendenti dell’organismo per la raccolta fondi fatta in favore del Friuli terremotato e anche là, tra discorsi, incontri con personalità e musica identitaria (Palestrina e Monteverdi su tutti, ma anche villotte friulane), fu inevitabile pensare di trovarsi partecipi ed essere protagonisti pur se in piccolissima parte di un insieme straordinariamente alto per valore, sintesi esemplare del modo di convivenza civile che piano piano è stato realizzato su basi di umana dignità.

Ancorchè con lacune, discrepanze e imperfezioni in attesa di essere corrette o trovare giusto equilibrio, esso è frutto maturando di una cultura di democrazia che almeno in questa Europa ha consentito finalmente di mantenere quasi ottanta anni di pace. E grazie a ciò, godere di viaggi, di musica, di arte, di bellissimi incontri con persone e comunità operose e realizzare memorabili felici esperienze.

Alessandro Serena