I magredi

Ai piedi delle colline moreniche che preludono alle dolomiti friulane, scende dolcemente a sud un tavolato alluvionale, appena scavato da est a ovest dai fiumi Tagliamento, torrenti Meduna, Cellina

I magredi

Gli alvei di questi sono ampi e nella geografia disegnano scie chiare impattanti, due formano una grande V evidente fin dalle foto satellitari e unica sul globo terrestre. La particolarità di queste zone di terre magre, da cui il nome friulano “magredi”, è di aver stratificato un patrimonio di sassi, “claps” in friulano, sopra il quale prospera una flora particolare, quasi da steppa, con arbusti di rovi e di rosa canina e con grande varietà di erbe e fiori, tanto da farli qualificare come “siti di importanza comunitaria”. Per secoli l’aridità ne ha fatto terre selvagge, al massimo di pascolo per greggi di passaggio e caccia di fagiani, lepri e caprioli, che ancora oggi si possono incontrare, ma anche di lupi, dei cui disastrosi flagelli nel ‘600 fa storia un quadro ex voto di ringraziamento per scampato pericolo o per sentita richiesta di protezione, nella chiesa di Tauriano di Spilimbergo.

Da poche decine d’anni le alluvioni non mietono più vittime nei guadi del Cellina e del Meduna, che si attraversano su lunghi ponti che danno belle prospettive panoramiche sull’alta pianura del Friuli, e solo da un secolo un ponte ha sostituito il “passo a barca” sul Tagliamento sotto Spilimbergo. Alcune zone sono anche vincolate come “prati stabili”, per cui nessuno li può impiegare per coltivazioni, dato che tante altre parti, escluso poligoni militari e campi d’aviazione, dagli anni ’70 del novecento sono state pionieristicamente organizzate e lottizzate in varie tenute agricole, dove prosperano vigneti e frutteti i cui ottimi prodotti percorrono le strade del mondo.

Ciò soprattutto grazie al consorzio di bonifica che ha canalizzato acqua dai bacini montani e consentito l’irrigazione. Prima esistevano solo campi assegnati per la fienagione e capanni di caccia. Nel secondo dopoguerra qualcuno aveva tentato di trovare acqua sul posto, facendo scavare a mano un pozzo profondo un’ottantina di metri senza risultato e, soprannominato “il re dei sassi” fu deriso assai e non ebbe fortuna. Oggi si vedono distese di vigne, quei terreni producono vini di qualità speciale, Traminer, Sauvignon, Pinot nero, Prosecco, Ribolla, Cabernet franc, ecc., sapidi, profumati, eccellenti.

Alessandro Serena