Gli alberi sono una comunità che comunica, purifica l’aria e cura l’uomo

Carlo Gambino racconta il bosco: "le foreste sono organi vitali del pianeta. Carbonio, acqua, sostanze nutritive, ormoni e segnali di allarme che passano dalle giovani piantine, alle centenarie e maestose mamme albero"

Gli alberi sono una comunità che comunica, purifica l’aria e cura l’uomo

Quando leggo che «gli alberi comunicano» penso subito a J.R.R. Tolkien e non alle reti micorriziche di Susanne Simard. Il fascino di un'antica foresta e il coraggio di Treebeard «il pastore di alberi, l’anima puramente e possentemente vegetale», come scrisse Elémire Zolla, che giunge in soccorso, con i suoi alberi secolari, alla 'Compagnia dell’anello' durante la battaglia contro gli Orc, hanno una suggestione mistica e soprannaturale a cui non so resistere.

Non so se l’americana Simard, 60 anni, professoressa di ecologia forestale all’università della British Columbia, mentre studiava le reti di radici e di funghi, nelle foreste artiche e temperate delle costiere del Nordamerica, ha vagamente pensato all’epopea cavalleresca di Tolkien. Di certo, però, le sue intuizioni sull’importanza delle reti micorriziche hanno ispirato linee di ricerca completamente nuove che alla fine hanno ribaltato le vecchie idee sugli ecosistemi forestali.

Simard ha scoperto che le reti fungine che passano nel sottosuolo dei boschi sono in grado di diventare piccoli sensori capaci di far comunicare tra di loro gli alberi. Carbonio, acqua, sostanze nutritive, ormoni e segnali di allarme che passano dalle giovani piantine, alle centenarie e maestose mamme albero.

«Una foresta primigenia non è né un insieme di organismi che si tollerano a vicenda né uno spietato campo di battaglia: è una grande società antica e intricata. In una foresta c’è conflitto, ma anche negoziato, reciprocità e forse perfino altruismo. Gli alberi, le piante del sottobosco, i funghi e i microbi di una foresta sono così connessi e interdipendenti che alcuni scienziati li hanno definiti super organismi» afferma in un'intervista la scienziata statunitense.

Certo non serviva la scienza a chiarirci che un bosco secolare non è solo legna da tagliare, ma un'opera che più è perfetta e più si avvicina alla creazione di Dio, ma in un mondo fatto di dati e di statistiche per rassicurarci della verità, anche l’ovvio diventa illogico.

La natura si modifica, percepisce le esigenze che la terra può offrire: un fungo, un ruscello, un evento atmosferico, un insetto, diventano condizioni primarie per la vita di un singolo albero. 

Il Piloderma, tornando alla scienza, è un fungo micorrizico, molto comune, studiato ed incontrato molte volte da Simard, un microrganismo che forma la tela che scandisce la vita delle foreste; nei suoi esperimenti la scienziata ha evidenziato che il carbonio presente in un solo gruppo di alberi era passato da una specie all’altra attraverso questi funghi.

Una nuova concezione di pensiero ambientale che ha aperto le porte a una nuova idea di gestione delle foreste in controtendenza con i piani forestali classici, sviluppata anche da Peter Wohlleben. Guardia boschi che salva foreste di Pini e di Abeti dai piani di taglio dell’amministrazione forestale tedesca e autore di un best seller «La saggezza degli alberi» così poetico ed esaustivo da vendere migliaia di copie in più di trenta paesi.

I boschi non solo forniscono agli esseri umani nutrimento, medicine e materiali da costruzione da migliaia di anni ma sono anche, scrive Wohlleben: «gli esseri viventi più forti e resistenti del nostro pianeta, i più longevi, eppure di questi giganti sappiamo ben poco, dietro quella corteccia ruvida si cela qualcosa di più, segreti a prima vista inaccessibili».

Le foreste sono organi vitali del pianeta. La colonizzazione delle terre emerse da parte delle piante tra i 425 e i 600 milioni di anni fa e la successiva diffusione delle foreste hanno contribuito a creare l’atmosfera ricca di ossigeno che ci permette di respirare. I ricercatori stimano che le foreste contengano dai 400 ai 1.200 miliardi di tonnellate di carbonio, una quantità probabilmente superiore a quella presente nell’atmosfera.

Abbattere una foresta primigenia, perciò, non significa solo distruggere singoli alberi, ma distruggere una unità; una comunità che si sorregge a vicenda, regge la biodiversità, purifica l’aria e cura l’uomo.

Anni fa scrissi su un post-it: «Diario di una pianta: oggi sono ferma». Una frase ingenua ma che dava ad un oggetto fermo la facoltà di pensare di proferire la parola. Gli alberi se anche vi sembrano i sopra-mobili del vostro prato verde, sembrerebbe, dunque, che in qualche modo siano capaci di intendere e di agire.

Ovviamente, il dibattito scientifico sulla capacita di percepire emozioni da parte delle piante è tuttora in corso, però, quello che sappiamo di certo è che molti ricercatori hanno già confermato la maggior parte delle scoperte di Simard ed è ormai ampiamente accettato che molte risorse e comunicazioni viaggiano tra gli alberi attraverso le reti micorriziche.

Tag: comunicare, natura, alberi, Carlo Gambino, lifestyle

Autore: Carlo Gambino veneto@megmarket.it

 

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