Vincenzo Colucci: "Salute e benessere = persone + sanità 4.0 + mangiare bene"

Cardiochirurgo apprezzato e stimato da tutti per la sua professionalità e umanità. Il dottor Colucci si racconta e lancia un monito al sistema: "La sanità è un valore e non un costo"

Vincenzo Colucci: "Salute e benessere = persone + sanità 4.0 + mangiare bene"

E' un cardiochirurgo apprezzato e stimato da tutti per la sua professionalità e umanità.

Vincenzo Colucci è nato a Milano il 14 aprile 1961. Laureato nel 1986 in Medicina e Chirurgia presso l’università degli Studi di Milano e specializzazione in chirurgia toracica e cardiovascolare.

Dal 2000 è all'Ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo e prima di allora al Niguarda Ca’ Granda di Milano. E' anche Direttore Sanitario della Croce Bianca di Ceva, in provincia di Cuneo.

"La mia passione per la medicina inizia da piccolo e ho sempre avuto una curiosità particolare per il 'cuore'- racconta Vincenzo -. Una passione, quella per la professione sanitaria, che da troppi anni la politica tende ad indebolire, non solo nei giovani".

Dottor Colucci, ogni giorno impegnato in prima linea, con coraggio e fiducia. Un eroe silenzioso del nostro tempo. 

Non mi considero un “eroe del nostro tempo”. Il medico ha da sempre svolto il suo operato con dedizione, rinunciando al “tempo libero” e, spesso, rinunciando a una “normale” vita privata. Da questo punto di vista, noi medici, come pure tutto il personale sanitario, dobbiamo ringraziare chi ci è stato accanto e ha tollerato le nostre “assenze”, mogli, mariti e figli, comprendendo a pieno il significato di essere medico o lavorare nella sanità. Purtroppo, anche nella classe medica ci sono state, ci sono e sempre ci saranno eccezioni che hanno poco onorato il “camice bianco”. Questo momento storico è come tanti altri. La differenza consiste nel fatto che, per una contingenza storica, la luce dei riflettori mediatici si è accesa sul personale sanitario: una luce surreale, pronta a spegnersi e talvolta ad offuscare la realtà senza un distinguo tra buona e cattiva sanità. Una luce falsa che mi ha impensierito sin da subito perché, di fatto, nulla sarebbe cambiato: sono emersi i limiti di una sanità pubblica vittima di continui tagli di spesa, denunciati ad alta voce da anni ma mai considerati: nessuno di noi, ad oggi, ha tuttavia percepito cambiamenti di rotta o che la politica abbia finalmente compreso che la sanità pubblica non è un costo ma un valore. Non siamo eroi ma persone che hanno il senso del dovere e della massima disponibilità: sarebbe bello che il “senso del dovere” accompagnasse l’operato di ognuno di noi, a tutti i livelli.

Quale sanità per il futuro?

Soprattutto negli ultimi dieci anni, la sanità pubblica è stata la cenerentola delle politiche di governo. La classe politica ha privilegiato, quando accaduto, “il nuovo ospedale” come struttura idonea a portare consenso in quanto consente una visibilità tangibile. Si è completamente dimenticata della sanità territoriale così che gli ospedali sono diventati non solo le sedi per le cure delle acuzie, ma il “rifugio” di malati che non potevano accedere ad altro tipo di cura. In questo modo, gli ospedali sono diventati sempre più affollati di pazienti che nella maggior parte dei casi potevano essere curati a casa. Il sovraffollamento all’interno dei reparti porta necessariamente a una minore attenzione alle cure e a un conseguente aumento dei rischi tra cui infezioni nosocomiali e mortalità. Non servono tanti ospedali: servono pochi ospedali di riferimento (Hub), alcuni ospedali di sostegno (Spoke) e una capillare rete di assistenza territoriale con un adeguato numero di centri riabilitativi, pronti ad accogliere i pazienti non domiciliabili e con una prospettiva di cura prolungata a media-bassa intensità.

Una sanità 4.0, dunque.

Da almeno dieci anni sostengo l’importanza della digitalizzazione degli ospedali e della rete territoriale  così da creare un “unicum” tra ospedale, riabilitazione, medico di base e domicilio del paziente. La telemedicina ha un ruolo fondamentale soprattutto nei territori più estesi ed impervi della nostra penisola.

La sanità del “terzo millennio” deve essere “smart”, intelligente, con sistemi digitali interconnessi: l’obiettivo non deve più essere “l’ospedale sotto casa”, come già detto, sostenuto da sempre dalla politica miope al fine di un mero ed effimero consenso elettorale, ma “l’ospedale (le cure) a casa”.

In che modo digitalizzazione e persone si incontrano?

Non diamo importanza solo ai “contenitori” ma, anche e soprattutto, è indispensabile valutare “ciò che è contenuto”. Mi spiego: non servono solo ospedali, sedi sanitarie e digitalizzazione. Serve personale sanitario, medici, infermieri, OSS preparati, specializzati e motivati. Il Ministero della Salute deve interfacciarsi, con efficienza, rapidità e determinazione, con il Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca (MIUR) per programmare un numero congruo annuale di personale sanitario. L’attuale pandemia non ha messo in risalto solo carenze strutturali ma, soprattutto, una importante carenza di organici sanitari.

La pandemia ha ulteriormente messo in evidenza tutto questo e spero che l’attuale tragedia sanitaria, sociale ed economica possa trasformarsi in una presa di coscienza ed un volano per la sanità futura.

Quale valore ha la prevenzione?

Per quanto riguarda la prevenzione, bisogna distinguere due aspetti: quello singolo, personale e quello a carico del servizio sanitario nazionale (SSN).

Per quanto concerne il primo, sane abitudini di vita, cibo e bevande genuini, magari prevalentemente italiani.

A tutto questo, aggiungerei una personale valutazione dei rischi correlati alla storia familiare. In poche parole, ogni soggetto dovrebbe conoscere eventuali malattie familiari e sottoporsi a controlli periodici per intercettare in anticipo eventuali complicanze acute ad esse correlabili. Oltre alle malattie oncologiche, due ulteriori esempi possono essere la malattia coronarica e la patologia aortica. Chi ha un genitore o un parente stretto che ha accusato un infarto o è stato operato per aneurisma/dissezione aortica, dovrebbe eseguire periodici controlli cardiologici e strumentali.

In questa direzione rientra e si collega strettamente il secondo aspetto, quello a carico del servizio sanitario che deve promuovere e provvedere in modo efficace ed efficiente a seguire periodicamente le persone che hanno un rischio teoricamente aumentato in base all’anamnesi, alla storia familiare.

In medicina e, più in generale nella vita, non esiste “rischio zero”. Tuttavia, è compito di un servizio sanitario universalistico mettere in atto tutte le procedure per limitare al massimo gli eventi acuti.

Dopo i terremoti e le alluvioni, la pandemia ha ribadito la necessità di non rincorrere le emergenze ma di prevenirle con un adeguato piano specifico: i costi sarebbero molto più contenuti e, soprattutto, si eviterebbero o limiterebbero le conseguenze, purtroppo e spesso tragiche.

Conosciamo meglio Vincenzo Colucci:

Hobby: Il mio hobby preferito è sempre stato lo sport, prevalentemente sci e tennis, o comunque trascorrere il tempo libero con i miei cari.

Piatto preferito: Il mio piatto preferito è in generale la pasta, in tutte le possibili declinazioni culinarie

Vino preferito: Di base non bevo alcolici, ma saltuariamente sorseggio vini bianchi frizzanti, e i vini italiani sono i più genuini e i migliori in assoluto.

Sogno nel cassetto: Il mio “sogno nel cassetto”, nella mia vita privata, si è già realizzato sposando la mia attuale moglie. Professionalmente, il mio sogno è di contribuire a realizzare una sanità pubblica universale di alto livello. 

Valori di riferimento: I miei valori di riferimento sono: Famiglia, Patria, Onestà, Coerenza, Determinazione.

Tag: Vincenzo Colucci, medici, Ordine dei Medici, Italia, Sanità, Regione Piemonte

Autore: megazine@megmarket.it

 

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