Gian Mario Ricciardi: "Deve tornare il giornalismo d’inchiesta"

Giornalista e già Direttore RAI del Piemonte, lancia un monito ai giovani: "Per sfondare fatevi tanti amici, non cercate mai padroni"

Gian Mario Ricciardi: "Deve tornare il giornalismo d’inchiesta"

Giornalista, vale la pena di dirlo, con la "G" maiuscola. Gian Mario Ricciardi, già direttore RAI del Piemonte è uno di quelli che è partito dal basso e ha realizzato con intelligenza, tenacia e professionalità il suo sogno: essere Giornalista.

Il suo cammino è iniziato all' Avvenire, poi Gazzetta del Popolo, Stampa Sera, La Stampa, vent’anni capocronista Rai del Piemonte, poi caporedattore centrale, ossia direttore responsabile dei servizi giornalistici della Rai del Piemonte.

Gian Mario, 68 anni, sposato con Maria, ha due figli, Federico e Annalisa, e quattro nipoti Filippo, Ettore, Giacomo, Angela.

Gian Mario, la sua è una storia di successo nel mondo del giornalismo. 

La mia è una storia semplice. Sono figlio di povera gente. Mia madre faceva le pulizie nelle case d’altri, mio padre il manovale nei caseifici. Io sognavo di diventare giornalista. Non ci sarei mai riuscito se non avessi incontrato, a Bra da Arpino, Giovanni Arpino. Il resto è la storia della mia vita. Non sono mai stato schierato politicamente il che è stato un problema. Chi era dichiaratamente di sinistra ha avuto la vita molto più facile. Noi, mi diceva l’indimenticato Gianfranco Bianco, abbiamo solo la professionalità. Uno schierato e insufficiente è già “buono”. Per gli altri vale il contrario.

Quando è nata la sua passione? Come ha iniziato?

Ho cominciato con qualche pezzo pagato, allora, quattro mila lire. Poi sono venuti Gazzetta del Popolo, Stampa Sera, La stampa, Rai e alla fine la responsabilità Rai del Piemonte. E’ stato bello e lo è ancora.

Il giornalismo si è trasformato molto dal "suo inizio" a oggi. Quale lettura del presente? 

Sì, certo, si stampava nelle vecchie tipografie, ora si videoimpagina. Pensate che sono stato tra chi, in America nel 1987, ha scelto il primo sistema di videoimpaginazione della Stampa. Allora si dettavano i pezzi al telefono ai dimafonisti, ora si inviano con le mail. Nel mezzo c’è tutto, cioè la storia del giornalismo mondiale. Ma alcune cose non sono mai cambiate: l’obiettività, il rispetto delle persone, il non girare il coltello nella piaga di chi già ha ferite in casa o addosso, la curiosità di sapere, la scelta di non schierarsi, la voglia di migliorare il mondo, la passione nel sangue.

E quale sarà il giornalismo del futuro?

Prima la comunicazione era tutta stampata, poi passò al 70 per cento stampata e il 30 per cento digitale, ora sarà il contrario. Il NY Times è risorto con questa ricetta e non è il solo. Il giornalismo del futuro deve tornare giornalismo d’inchiesta. Ricordo le mie sulle religioni, la prostituzione, le nuove frontiere dell’industria, i ragazzi al tempo degli omicidi Erika ed Omar a Novi Ligure, della noia dei ragazzi che a Tortona gettavano sassi dal cavalcavia della Cavallosa (ponte 69 della Torino-Piacenza) ed uccisero una giovane donna Letizia Berdini in viaggio di nozze. Il giornalismo deve tornare ad essere quello, non il copia-incolla di oggi.

Quali consigli per i giovani che ambiscono a fare questo mestiere?

Di non mollare mai. Io ho affrontato il largo quando entravi nel giornalismo se eri figlio d’arte o una bella ragazza. Io non ero niente di tutto questo, ma ce l’ho fatta. Certo esistono cordate, a volte anche difficili da sconfiggere, ma se si hanno le qualità gliela si fa. Sempre. Per sfondare fatevi tanti amici, non cercate mai padroni.

Lei ha scritto anche molti libri di successo. L'ultima storia d'Italia è dedicata a Rosa, la bella del Re....

Sì, è l’ultima fiaba d’Italia: una donna, popolana che è prima clandestina alla corte dei Savoia, dopo moglie morganatica (cioè sposta solo in chiesa) di Vittorio Emanuele II. Con lui sta a Mandria, a Moncalieri, a Sommariva Perno, a Valcasotto, a Valdieri per una vita. Ha due figli e, a suo modo è la prima influencer d’Italia. Sì, perché convince il re a finire le guerre d’indipendenza, mette la manina nel “grido di dolore”, lo segue nelle battaglie, lo sposa. Che storia la sua".

Chi è Gian Mario Ricciardi

Hobby: camminare e fare l’orto d’estate. Aiutare molti gruppi di volontariato a trovare finanziamenti

Piatto preferito: vitello tonnato

Vino preferito: Nebbiolo ed Arneis

Sogno nel cassetto: passeggiare guardando le colline, le montagne, il mare

Valori di riferimento: fedeltà, coerenza, carità

Tag: RAI, Piemonte, Gian Mario Ricciardi

Autore: megazine@megmarket.it 

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