Camminando per vie immense di grandi metropoli o per vie strette di paesi infinitamente piccoli, ogni giorno ci passano a fianco persone a noi per lo più sconosciute di cui ignoriamo il bagaglio che trascinano con sé, lasciandole inesorabilmente scivolare via. Sfuggono silenziose, ai meno attenti, vite, silenzi, pensieri, pene, soddisfazioni, sfuriate, sorrisi , tensioni, esperienze.
A volte però il destino, distratto, ci concede un’eccezione.
Oggi l’eccezione si Chiama Elisa che, grazie a un fortuito incontro, oggi ha accettato di raccontarsi!
Voliamo allora assieme a lei con questa breve intervista per regalarci oggi un’emozione.
Chi è Elisa?
Elisa è un’esploratrice, un’avventuriera, una donna che ama la musica, la natura, la condivisione e la vita.
Ho studiato ingegneria aerospaziale perché sono sempre stata molto affascinata dalla fisica del volo, ma l’esperienza più preziosa è arrivata volando. Ho scoperto che cambiando prospettiva e vedendo le cose dall'alto tutto prendeva una coerenza inimmaginabile da terra, e che cambiando mezzo , da terra a aria, la velocità e la traiettoria contribuivano ad accorciare le distanze. Ho studiato a Milano al Politecnico e a Tolosa (Francia) all'Institut Superieur de l'Aeronautique et de l'espace. Ho concluso con uno stage ad Airbus che si è poi trasformato in dottorato sulla modellizzazione aeroelastica dei flap track fairings dell'A380 e sono stata poi assunta. Ho lavorato per il dipartimento dei carichi in volo per l'A350 e poi per il dipartimento di fusoliera frontale e installazioni per prove in volo.
Da quest’anno mi sono lanciata in una nuova avventura nel mondo del design del prodotto e degli interni, un cambio che può sembrare inaspettato, ma che per me nasce sempre da questo desiderio di mettere in pratica quanto appreso. Il design mi ha permesso di entrare ancora di più in contatto con la materia, in una dimensione più terrena e quotidiana, attraverso la pianificazione degli interni e alla creazione di oggetti di design o arredo, per ottimizzare la scenografia della vita che è il luogo in cui abitiamo.”
Quattro parole che ti rappresentano al 100%?
Ricercatrice, determinata, creativa e mia mamma direbbe “impegnativa”
Com’è nata la passione per il volo?
Ci sono due responsabili, il primo è Top Gun, di cui sto aspettando con trepidazione il seguito al cinema. Il secondo responsabile è il mio papà. Il volo ci ha avvicinati e ha permesso di conoscerci condividendo un’attività. Ricordo la sensazione di libertà e riverenza mentre volavamo sul Piper j3 Cub giallo, con quella lunga saetta nera e l’orsacchiotto scolorito sul piano verticale di coda. Ricordo il vento che passava dalle fessure dei finestrini, mentre seduta nel posto davanti, vicino al naso della fusoliera mi pareva che fossi io a pilotare. Abbiamo realizzato assieme anche un po’ di aeromodelli in balsa.
Ricordi il primo volo? Quanti anni avevi? Emozioni e ricordi?
La prima volta che sono salita su di un aereo è stato alle medie, un volo Easyjet verso Londra. Ero seduta vicino alla mia compagna di classe Valentina, mi ricordo di averle stretto la mano così forte che ancora oggi lei di tanto in tanto me lo ricorda, poverina!
Perché Airbus ha scelto Elisa?
Bisognerebbe chiederlo a loro! J
Spero abbiano apprezzato la mia buona volontà, proattività e capacità d’ascolto.
Cosa ti ha insegnato l’esperienza all’estero?
Che le diversità sono preziose e diventano un punto di contatto quando si impara a praticare l’empatia. Ma mi ha anche insegnato che le radici sono importanti, e che se curate e osservate con occhi non assuefatti dall’abitudine e snudati dall’assunzione di banalità, nutrono enormemente.
Altre passioni oltre al volo?
La musica, l’arte ed il Muay Thai.
Come nasce la volontà di cambiamento nella tua vita?
Credo che sia nata per motivi diversi in momenti diversi della mia vita. Inizialmente la parte inquieta della mia personalità mi ha sempre spinta a cambiare, ad esplorare e ad andare più lontano. “è tutto qui?”
Ora penso più all’evoluzione che al semplice cambiamento. Diciamo che l’età ha aggiunto la componente direzionale. “che cosa voglio davvero?”
Ci racconti della tua nuova avventura da designer?
Ho deciso l'anno scorso di dedicarmi ad un settore completamente diverso, quello del design degli interni, per approfondire il contatto con la materia ed esplorare una dimensione forse più "terrena" rispetto al volo.
Penso davvero che gli oggetti che scegliamo per arredare gli spazi in cui viviamo non solo raccontano la nostra storia, ma attraverso la loro funzione e disposizione diventano utensili per il nostro successo, qualsiasi sia l’obbiettivo. Questo è diventato molto chiaro nell’ultimo anno durante i vari lockdown, quando lo spazio limitato di un appartamento o - per i più fortunati - di una casa è diventato tutto il mondo, e le attività sono state limitate alle superfici e ai mezzi di cui disponevamo.
Quando realizzo le mie creazioni ragiono in quest’ottica, cioè pensando che anche un tagliere per portare in tavola l’aperitivo, o delle posate da insalata diventano parte della conversazione. L’oggetto può dunque facilitare il raggiungimento dell’obbiettivo e dare un determinato tono o emozione al percorso di realizzazione.”
In questo momento, mentre termino un master in interior design, nel mio atelier realizzo articoli per la cucina in legno come tavoli, taglieri ed altri utensili o pezzi di design. Far uscire la forma da un pezzo grezzo è un processo davvero liberatorio e libero, come ogni atto creativo. Realizzo tra una e due collezioni all’anno e lavoro su una selezione di commissioni.
L’idea del volontariato come e quando è maturata?
Ho iniziato con qualche attività di volontariato a Milano quando ero all’università. Pian piano mi sono resa conto che queste attività sono una delle tante maniere per miscelare esperienze diverse e condividere delle possibili visioni soggettive del mondo. Fare volontariato è diventato anche un promemoria. Per ricordarmi che vivere mondi diversi aiuta a ridimensionare e relativizzare qualsiasi centro di attenzione, ed a liberare le molteplici cose che ogni interazione ha da insegnarmi, anche su me stessa.
Un consiglio per chi vuole affrontare il volo per la vita?
Fare il contrario di quello che la nonna diceva a mio papà: “vola piano e vola basso!”
Come vedi il futuro?
Come un frutto del presente, da coltivare con impegno e visione, flessibilità e determinazione senza troppe paure.
Ti piace cucinare ?
Assolutamente, la cucina è sempre stata una grande passione che coltivo da piccola. La nonna mi faceva trovare l’acqua in ebollizione al mio ritorno da scuola, pronta per gettarvi la pasta che mi divertivo a condire con ricette improbabili di sughi ispirati dai tesori custoditi in frigo! Ora cucinare non è solo un gesto creativo, ma è anche comunicativo, perché le migliori conversazioni si fanno spesso attorno ad una tavola ben imbandita! Ed è anche un modo per prendersi cura di sé.
Piatto preferito?
Les frites, e il frico!
Vino preferito?
Il vino che mi ha fatto cambiare idea riguardo al vino. Il vino di Alessandro Perini a Savorgnano del Torre. Non dimenticherò mai il primo bicchiere del suo Sauvignon, le note di pesca e il sapore minerale e deciso, del calcare della nostra terra. Poi da qualche anno mi appassiona il suo Merlot, sofisticato e sincero allo stesso tempo, un viaggio sensoriale in bottiglia!
Sogno nel cassetto?
Diventare ogni giorno la versione migliore di me stessa.
Grazie ad Elisa per averci raccontato in maniera semplice e speciale la sua esperienza. Grazie a quell’istante che ti ha regalato a noi!
"Camminando sulla terra ferma o volando in cieli limpidi guarda ed osserva comunque in maniera attenta il mondo. Ascolta il frastuono che, in silenzio, ti scivola a fianco! Fermati un attimo e ascoltalo, solo così potrai dare un senso al tempo che se ne va". Alberto Cocetta
Autore: Alberto Cocetta campovolo@megmarket.it