Nel 1955 nasceva l'Ente Friulano Rinascita Economica. E nel 2021?

Alessandro Serena racconta la bella storia estetica, etica e la grande umanità di un imprenditore visionario e strategico

Nel 1955 nasceva l'Ente Friulano Rinascita Economica. E nel 2021?

Nel secondo dopoguerra un imprenditore, produttore di distillati e liquori, agricoltore e commerciante, cercò di guardare avanti e, trovato un manipolo di intelligenti volenterosi, costituì l’E.F.R.E., l’Ente Friulano Rinascita Economica.

Nell’articolo 2 dell’atto costitutivo si legge “la Società ha per iscopo lo sviluppo economico del Friuli e la valorizzazione dei suoi prodotti mediante l’uso di marchi, pubblicità, ed ogni altro mezzo che si riterrà opportuno, ed in genere ogni iniziativa ed operazione economica atta a favorire e ad accreditare sul mercato i prodotti del Friuli”. Forse perché era muranese di origine, forse perché era sindaco lungimirante e dedito a pensare al bene comune, forse perché aveva otto figli cui dare prospettive, pensò bene di creare il primo marchio di qualità dei prodotti friulani.

In pratica il primo tentativo di valorizzazione dei prodotti alimentari, antesignano dei doc, dop, docg, arrivati una trentina di anni dopo, che a volte appaiono sovrastrutture e difese di egoistiche enclavi territoriali.

Vinte allora le ritrosie di alcuni produttori, il primo evento cui l’ E.F.R.E. si presentò fu nel 1956 con la ‘mostra dei vini friulani’ per la rassegna organizzata nei giardini di villa Aldobrandini in via Nazionale a Roma.

In tempi in cui il Friuli era misconosciuto se non per i fatti bellici e considerato una terra povera, con una lingua incomprensibile per il resto d’Italia, l’evento era quantomeno avventuroso.

Tutte le bottiglie erano etichettate col bollino E.F.R.E. identificato dal “fogolâr” col tipico alare friulano, e nello stand c’era un cartello “chi si po’ fevelà furlan” (qui si può parlare in friulano), per richiamare i molti emigranti friulani nel Lazio. Era una bella cosa il bollino di qualità, ma troppo in anticipo.

Certamente belle in costume friulano erano le mie due giovani sorelle che gestivano lo stand. Eppure a quell’idea primigenia avevano creduto e partecipato l’udinese Barbina che poi divenne onorevole della Repubblica, il pordenonese Montini che poi divenne senatore.

La bellezza è non solo quella estetica, ma anche quella etica, che guarda al bene comune e al carattere di piena umanità nella vita.

Quell’imprenditore si chiamava Gino Serena ed era mio padre.

Trovo tra le sue carte l’invito a cena del giugno del 1972 da parte di Isi Benini della rivista “Il Vino”, per un confronto sulla modalità di costituzione del “Ducato dei vini friulani”. Cosicchè poi mi fece disegnare alcuni scudetti in mosaico con lo stemma di quella confraternita (non c’erano le fotocopiatrici!). Sempre nel 1972 in varie lettere proponeva alla CCIAA di Udine e a convegni di distillatori di fondare un “Istituto per la qualità della grappa”: straordinario.

L’Istituto Nazionale Grappa è stato fondato nel 1996 a Pavia, nel marzo di quest’anno diventa “Consorzio di Tutela della Grappa”, e sono passati 50 anni.

Ecco allora il pensiero che nasce: nel 2021 come sarà la rinascita economica?

Oggi giorno che tutto sembra essere fluido e globale appare urgente delineare nuovi orizzonti di economia, considerando tuttavia che anche il marketing ha necessità di promuovere bellezza etica, cioè qualità vera dei prodotti e rispetto del comune principio di umana dignità.

Autore: Alessandro Serena megazine@megmarket.it

 

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