Impressioni e storia, tra fenicotteri e cavalli bianchi

Chissà perché gli impressionisti non hanno dipinto fenicotteri

Impressioni e storia, tra fenicotteri e cavalli bianchi

Sempre nella Francia del sud, seguendo la discesa del Rodano verso le sue Bocche si incontra Arles, quella che fu una delle principali città dell’impero romano, oggi definita “città d’arte e di storia”. Restano là splendidi esempi del tratto culturale e di vita sociale della latinità quali il Teatro e l’Anfiteatro dove si tengono concerti e corride, accanto a molti altri resti: terme, fori, il cimitero sulla via Aurelia. Vestigia di un’architettura capace ancora di raccontare molto ed essere emblema di storia umana avvincente. Un’altra particolarità invece legata all’arte di fine ottocento fa riferimento al soggiorno ad Arles nel 1888 e 1889 di Vincent van Gogh, che nella “Casa Gialla” di place Lamartine sognava di costituire una comunità di artisti, avviando il tentativo con Paul Gauguin.

In quel tempo Vincent dipinse i suoi famosi “Girasoli” e altri quadri e scrisse molte lettere al fratello Théo, finchè entrò in crisi, si tagliò un lobo dell’orecchio e fu ricoverato in manicomio. Quell’ospedale è stato poi trasformato in un ben organizzato centro culturale polifunzionale, nominato appunto Espace Van Gogh, con slae mostra, ricca biblioteca e mediateca all’avanguardia già vent’anni fa. Paul Gauguin che era in rapporti amichevoli col fratello Théo di Vincent, che faceva il mercante d’arte, in quel periodo soggiornò ad Arles. Dipinse anche Vincent che dipingeva i girasoli, mentre quest’ultimo fece un quadro con la sedia di Gauguin. Ma non andavano troppo d’accordo, pur vivendo ambedue la sregolata ricerca pittorica degli impressionisti, e in una lettera scrive “Ad Arles mi sento un estraneo [...] Vincent e io andiamo ben poco d'accordo, in genere, soprattutto quando si tratta di pittura”.

L’esperimento durò poco e ciascuno ebbe poi strade diverse, tra impressionismo e postimpressionismo. Più a sud di Arles a bordo mare sono ancora attive le saline, per le quali a fine ‘800 ci fu anche tragedia per gli immigrati italiani che vi lavoravano. Drammatici eventi si consumarono anche ad Aigues-Mortes, il più importante centro portuale francese fino al ‘600 e prima dello sviluppo di Marsiglia; da là, su navi per lo più armate dai genovesi, partirono la settima e la ottava crociata, indette dal re san Luigi IX che in attesa dell’imbarco sostava a pregare nella bella chiesa romanica. Crociate sfortunate per la cristianità e per lo stesso re, più per le epidemie tra le truppe che per le battaglie perse in conseguenza. Nella possente torre circolare alta trenta metri furono anche imprigionati molti ugonotti. Ma c’è la Camargue, un parco naturale con in fondo il santuario di Santa Maria del Mare, luogo dove la Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze colloca l’approdo della Maddalena, con Lazzaro, Marta, Maria Salomé, Maria Jacobé e Sara. Le paludi delle Bocche del Rodano formano un ecosistema particolare, alla vista riconciliante e pacificante.

Vi sono specchi d’acqua dolce con branchi di bellissimi cavalli bianchi che sguazzano nei bassi fondali, pronti a suggerire favole e far pensare al mitico unicorno, poi pattuglie di fenicotteri rosa che planano impettiti a volo sincrono, a fare danza sulle increspature dell’acqua, argentea contro armoniche prospettive di verde alberato che si perde lontano. Quando attraversammo quei luoghi, sostammo su un argine, sui blocchi a difesa della riva, a godere della brezza musicale, a disegnare qualcosa che la memoria certifica di sicuro come poesia della vita.   

Alessandro Serena

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