Il Tagliamento e il rimbalzello benaugurante

Ciotoli piatti a muovere monti e scuotere alberi

Il Tagliamento e il rimbalzello benaugurante

Da quasi 30 anni il primo giorno dell’anno, purchè ci sia il sole, con famiglia e qualche amico, scendiamo ‘in Tagliamento’. Così è definito popolarmente nello spilimberghese l’alveo pianeggiante che nei secoli l’acqua dell’ultimo fiume libero d’Europa si è scavato, rosicchiando quel terrazzo alluvionale ai piedi delle colline moreniche sotto le prealpi carniche.

sce dalla stretta di Pinzano e si allarga a branchi bianchi e azzurri ondeggianti attraversando il centro Friuli, spettacolo fin osservato dalle navicelle spaziali. Per secoli via di comunicazione e trasporto, ha fornito materiali, legna, erbe commestibili e medicinali, rifugio e pascolo di animali.

Una miriade di sassi colorati è finita nei pavimenti ‘alla veneziana’ e nei mosaici pavimentali e decorativi. E nelle ‘buche’ più lunghe e calme d’acqua, nelle calde estati sono state vissute gare e scuole popolari di nuoto, quando più generazioni di giovani scendevano in bicicletta fino al ponte o lungo la ‘pista’ in calcestruzzo fatta dai tedeschi per la ritirata a guado dei loro carri armati.

Oggi l’intera area è un SIC, sito di importanza comunitaria, fortunatamente poco antropizzato, dove provare netto il senso di vivere in armonia con la natura. Perciò ogni primo gennaio, a costo anche di infangarci, è benaugurale per noi scendere in Tagliamento, fino all’incontro ancestrale con l’acqua corrente.

Seguendo con lo sguardo la lunga corona di monti friulani a nord, si attraversano i 2 km di area golenale costeggiando magri campi e radure di stoppie, penetrando tra le macchie arbustive, scavalcando branchi secchi e sabbiosi del fiume, fino a trovare dopo la moltitudine dei sassi quella lama azzurra e sentire il canto sussurrato dei rivoli.

Capita di incontrare caprioli che balzano via veloci, una lepre che scatta come una scheggia, un airone cinerino che fa il punto sul prato, ghiandaie e corvi che se le dicono, merli attenti che avvisano tutti del nostro passaggio. Vero è che i ciotoli giungono dai monti, portati dall’acqua potente che scende a valle, ma quando il ramo d’acqua è calmo, con solo un dolce fruscio ad ingresso e uscita dello specchio, i monti riflessi fan teatro, capovolti. Lì allora sul bordo dell’acqua comincia la gara.

Raccolta una manciata di ciotoli piatti sottili e quanto più tondi, si gioca a rimbalzello e avviene che sulle onde a cerchio le immagini dei monti danzano, e gli alberi spogli dorati dal sole sussultano all’ingiù. Vince chi lanciando a pelo d’acqua ottiene più rimbalzi dei dischetti di pietra. Ma attenti, quelli troppo grossi stancano il braccio, infiammano la spalla, fanno tonfo a breve.

Quelli troppo leggeri sono preda facile di refoli d’aria e spluff, spariscono subito in acqua. Quelli buoni invece, se ben lanciati, saltellano sull’acqua dolcemente e atterrano anche sull’altra sponda. Allora ci si sente campioni, si gode dell’armonia della natura, al centro dell’ultimo fiume non regolamentato d’Europa, dentro un incanto che dura il tempo di un tramonto ma riempie l’animo di una nuova storia, per un nuovo anno di armonia.  

 

Autore: Alessandro Serena megazine@megmarket.it

 

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