Gioia Bartali: "Nonno Gino ci ha insegnato che il bene si fa e non si dice"

La vicepresidente del Giro d'Italia d'Epoca si racconta: "Essere la nipote di Gino Bartali oggi significa custodire la sua memoria e condurre i valori morali che hanno caratterizzato la sua vita verso i giovani"

Gioia Bartali: "Nonno Gino ci ha insegnato che il bene si fa e non si dice"

Gioia Bartali è la nipote di Gino Bartali. E' la vicepresidente del Giro D'Italia d'Epoca, "una straordinaria realtà legata alla storia del ciclismo in cui lo spirito di amicizia e la condivisione della stessa passione sportiva attrae centinaia di appassionati da tutta Italia - dice Gioia - Insieme alla presidente e amica Michela Moretti Girardengo, al consiglio direttivo e a tutti i soci, portiamo avanti questo appassionante progetto con impegno e grande solidarietà sportiva per promuovere il nostro Belpaese".

Nel 2018 il Giro D'Italia è partito da Gerusalemme.

"E' stata onorata la memoria del nonno e, in quell'occasione, lo Stato di Israele gli ha conferito la cittadinanza Israeliana postuma - racconta Gioia - Quel giorno ero presente come familiare allo Yad Vashem, l'Ente nazionale per la Memoria della Shoah ed ho iniziato il mio percorso, senza esitazione, custode della memoria e dell'immagine indimenticabile del nonno".

Cosa significa essere la nipote di Gino Bartali?

Fino al 5 maggio 2000, data della sua scomparsa, per me era stato sempre e solo "nonno Gino". Averlo potuto vivere nella quotidianità di tutti i giorni, conservare così tanti bei ricordi di lui lo considero un vero e proprio privilegio. Essere sua nipote oggi significa essere custode della sua memoria, salvaguardarne il rispetto e l'immagine con il preciso impegno di tramandarne principi morali ed esempio, soprattutto alle nuove generazioni.

Cosa ricorda di più di suo nonno?

Era un uomo umile e onesto, anche nelle piccole cose. Aveva un carattere tenace, era un faticatore e abituato al sacrificio. Lo ricordo tranquillo in casa, seduto sul divano a leggere il giornale, sempre garbato, sempre gentile, mai una parola fuori posto. Con i suoi tantissimi tifosi non si è mai risparmiato nei sorrisi, autografi e strette di mano.

In questi anni molte sono le iniziative fatte per onorare la sua memoria, quali sono le più significative?

A partire dal 2018 ho intensificato tantissimo i miei impegni per partecipare a eventi di ogni tipo in memoria del nonno, partendo principalmente dalle scuole. Uno dei miei primi interventi con i ragazzi è stata proprio l'inaugurazione di una scuola elementare intitolata a Gino Bartali nel comune di Reggio Emilia. Quello che mi colpì, e che ancora oggi ricordo con grandissimo affetto, è che a scegliere il nome della scuola non furono i docenti e nemmeno i genitori, bensì i bambini, entusiasti di aver conosciuto la storia del loro "eroe" in bicicletta.

Mio nonno era un uomo coerente con i propri valori morali e questi valori erano così solidi perché aveva una grande fede in Dio. Nel 2018, io e mia sorella Stella, abbiamo donato la cappellina consacrata di nonno Gino alla Diocesi di Assisi che tanto si lega con le opere di bene fatte dal nonno e da un'intera comunità laica e cristiana durante il terribile periodo delle deportazioni nel secondo conflitto mondiale. Il "Museo della memoria" di Assisi presso il Vescovado e la cappellina del nonno, rappresentano oggi un importante punto di riferimento per aiutarci a comprendere che non solo Bartali, ma anche tutti i testimoni, tutte le persone che hanno rischiato la propria vita per gli altri, vanno rispettate e mai dimenticate.

La frase di nonno Gino che riempie tutt'ora il cuore di tutti noi è sicuramente questa: "Il bene si fa ma non si dice. E certe medaglie si appendono all'anima, non alla giacca".

E suo nonno è uno che di bene silenzioso ne ha fatto molto, giusto?

Mio nonno era un grande cristiano, tenace e concreto. Fu proprio grazie alla sua fede che nell'autunno del 1943 accettò di entrare in una rete clandestina (la DELASEM) in grado di salvare centinaia di ebrei. L'invito arrivò direttamente dal suo padre spirituale, il Card. Elia Dalla Costa, l'allora vescovo di Firenze.  Tra di loro un rapporto di fiducia e amicizia consolidato da anni. 

Coerente con i propri principi morali, intraprese con coraggio numerosi viaggi tra Firenze, Genova e Assisi, trasportando documenti di identità falsificati nella canna della sua bicicletta e contribuendo così alla salvezza di 800 ebrei. Mio nonno scelse di non restare indifferente, non girò la faccia dall'altra parte, ma si mise al servizio di chi aveva bisogno con coraggio, rischiando la propria vita, in silenzio e senza chiedere nulla in cambio.

Mia nonna, a quel tempo giovane sposa, era a casa a prendersi cura di mio padre Andrea, di appena due anni. Mio nonno la tenne all'oscuro di tutto così come non le raccontò mai di aver nascosto per mesi un'intera famiglia ebrea in una cantina di sua proprietà, di fianco alla loro casa di Firenze. Fu proprio grazie alla testimonianza di uno dei due figli, Giorgio Goldemberg, che lo Yad Vashem, il memoriale della Shoah a Gerusalemme, riconobbe mio nonno "Giusto tra le Nazioni" nel 2013.   

Solo pochi anni prima, nel 2006, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi aveva consegnato a mia nonna Adriana la medaglia d'oro al valor civile per i meriti che il grande campione toscano ebbe durante il secondo conflitto mondiale. 

La storia del nonno mi ha insegnato che i valori della democrazia, dell'uguaglianza e dei diritti umani non possono mai essere dati per scontanti. Gino Bartali è ancora oggi un grande esempio da seguire.

Conosciamo meglio Gioia Bartali

Hobby

Pur non essendo una sportiva verace, mi piace molto sciare, camminare e pedalare all'aria aperta. La natura e gli animali hanno rappresentato per me da sempre un canale importante per sentirmi a contatto diretto con l'ambiente che mi circonda. Prediligo la montagna al mare, perché amo il silenzio, i panorami sconfinati ed il profumo nell'aria di legna bruciata.

Piatto preferito

Datemi il "guanciale di maiale" e mi renderete la donna più felice del mondo: amatriciana, carbonara e gricia i miei piatti preferiti!. Non amo particolarmente la carne, ma adoro tutti i tipi di verdura e al riguardo segnalo una ricetta che mi piace tantissimo e tipicamente marchigiana: "Lu frecandò" (anche se esistono diverse versioni sul nome originario tra cui "Fricandò" o "Fricantò"). Si tratta di un ricco e gustoso contorno di verdure tra cui pomodori, patate, zucchine, melanzane e peperoni.

Vino preferito

La regione Marche ha dei territori particolarmente vocati alla coltivazione della vite, le condizioni climatiche unite alla tradizione enologica millenaria, consentono la produzione di vini d'eccellenza. Pur non essendo una grande esperta, trovo molto gradevole il bianco "Pecorino" e la "Passerina". Considerando le mie origini toscane, ho una particolare predilezione per il Chianti; non ne è mai mancato un buon bicchiere sulla tavola di mio nonno Gino. 

Valori di riferimento

Il mio più importante riferimento è indubbiamente la famiglia, con l'impegno costante di poter trasmettere ai miei figli l'esempio che ho ricevuto dai miei genitori e dai miei nonni, tra cui i valori dell'onestà, dell'umiltà e del coraggio. 

Sogno nel cassetto

La prossima pubblicazione di una Graphic novel sulla storia del nonno che sarà indubbiamente di più facile e veloce comprensione non solo per gli adulti ma soprattutto per i ragazzi nelle scuole. La causa di Beatificazione di nonno Gino che ho iniziato nel 2018.

Tag: Gino Bartali, Gioia Bartali, Giro d'Italia d'Epoca, Michela Moretti Girardengo, Giro d'Italia, Ciclismo, Carlo Azeglio Ciampi

Autore: megazine@megmarket.it

 

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