Il caffè, come diceva una nota pubblicità, è un piacere; un’esperienza che va al di là della semplice bevanda. E’ un rito, un pretesto, un’occasione per incontrare gli amici, un momento di pausa lontano da tutto. Proporre a qualcuno di bere un caffè insieme ha un significato che va oltre le parole. Il caffè unisce e racconta; è cultura, socialità e soprattutto è un’arte tutta italiana.
Infatti quello che fino all’800 era solo un infuso, a Napoli ,grazie alla «cuccumella», la prima caffettiera moderna con filtro, è diventato il caffè come lo conosciamo noi oggi.
Ed è sempre in Italia che, nel 1901, viene ideata e brevettata la prima macchina per fare l’espresso, la famosa Bezzera. Da quel momento la cultura dell’espresso italiano in tazzina ha iniziato a fare il giro del mondo, rivoluzionando le abitudini di milioni di persone per le quali il caffè è un appuntamento fisso e irrinunciabile della giornata.
Ma anche se il caffè espresso è buono in qualunque regione italiana, gli intenditori ritengono che il vero caffè espresso si beva a Napoli. Ed è proprio dalla città partenopea che è partita la richiesta di candidatura all’Unesco, affinché il “caffè espresso napoletano” diventi Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.
Il vero caffè napoletano ha però le sue regole: deve essere corto, amaro e bollente; preceduto da un bicchierino d’acqua che permette di gustarlo al meglio.
E siccome è un piacere che non può essere negato a nessuno, proprio a Napoli è nata l’usanza del "caffè sospeso", ossia un caffè che i clienti lasciano già pagato al bar per chi entra dopo e ne fa richiesta.
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Autore: M.N. megazine@megmarket.it