Quando la voce fa vibrare il cuore. Salvatore Angileri, il tenore delle Frecce Tricolori

Armonia, fascino e magia fra impegno e passione fra la musica e il volo

Quando la voce fa vibrare il cuore. Salvatore Angileri, il tenore delle Frecce Tricolori

Ho sempre sostenuto che nel silenzio, lontano da “rumori” che nel frenetico scorrere del tempo annientano il fino e sordo risonare di battiti, ognuno di noi può ascoltare la musica magica della propria vita.

Oggi però dal silenzio di una sala buia a far vibrare il cuore e l’aria è una voce speciale.

La voce, danzante sulle note magiche di un pianoforte reso vivo da mani e cuore unici, è quella del Tenore Salvatore Angileri.

Penso che a volte non conoscere a fondo le cose ci permette di vivere delle emozioni più pure, a volte più “profane”! Qui oggi, tra semplici e profondi conoscitori della materia, senza dubbio ci troviamo di fonte ad un esempio di autentica purezza e magia di un’anima libera.  

Lasciamoci allora per un attimo trascinare dalla forza della musica per entrare nei meandri di quello che è il vero essere Salvatore Angileri.

Nasce a Palermo il 14/3/1983 e vive a Udine. È laureato in pianoforte, canto lirico, musicologia e didattica strumentale presso l’Università degli studi di Palermo e presso i conservatori di Palermo, Parma e Udine. Svolge la sua attività concertistica in Italia e all’estero (Guatemala, Costa Rica, Panama, Repubblica Ceca, Minnesota, Malta ecc.). È un tenore lirico pieno con predilezione per il repertorio verdiano e pucciniano.

Intanto grazie Salvatore per averci dedicato questo squarcio di vita per raccontarti e partiamo in volo.     

Com’è nata la passione per la musica?

“Da bambino sono andato ad assistere ad un concerto con mia zia, diplomata in pianoforte. Ricordo che il pianista stava suonando una delle 32 Sonate di Beethoven, mi sembrò quasi una magia e pensai: “anch’io voglio essere lì”. Così iniziai a studiare musica e non ho mai smesso!!”

Quali altre passioni oltre la musica?

“Ultimamente svolgo molto sport all’aria aperta come il ciclismo o la corsa e devo dire che il paesaggio friulano si presta benissimo a percorsi variegati grazie alle sue pianure e le sue meravigliose montagne. Ciò che più mi piace in assoluto è viaggiare e conoscere posti sempre nuovi. Ti arricchisce, apre la mente e ti fa capire che nella vita possono esistere mille modi di vedere le cose, vivere o semplicemente fare alcune esperienze. E poi da buon siciliano ed essendo figlio di un comandante marittimo adoro il mare...”.

Quando e come hai saputo che dovevi esibirti davanti al pubblico del teatro Giovanni da Udine per la presentazione della formazione 2022 delle Frecce Tricolori?

“Mi è stato detto circa un mese prima tramite i carissimi colleghi del trio jazz di Nicoletta Taricani. L’organizzatore e direttore artistico dell’evento, Alessandro Pomarè, ha pensato che la mia voce potesse essere perfetta per l’occasione ed io ho accettato con molto entusiasmo”.

Cosa rappresentano oggi per te le frecce Tricolori dopo la splendida serata di quel magico lunedì? 

“Di quel magico evento conservo ancora lo stupore del pubblico alle prime note in un palcoscenico inizialmente buio, gli applausi finali e lo scambio di emozioni non dette che nemmeno una registrazione può cogliere. Non vorrei azzardare ma è come se mi sentissi una piccola parte delle frecce. Ho avuto la sensazione che la mia voce fosse innalzata verso la platea e abbia spiccato il volo con loro. Ecco, le frecce oggi rappresentano per me quell’emozione non detta e quel volo ineffabile”.

Esiste un legame tra musica e volo?

“Beh, in termini prettamente fisici entrambi si muovono nell’ elemento “aria”. Penso che in qualche modo il legame più profondo vada visto in questo. La musica si manifesta attraverso questo elemento come “suono” che, come è stato detto da Blacking, è “umanamente organizzato”. Il volo, invece, rappresenta il tentativo dell’uomo di emulare gli uccelli e “librarsi” nell’aria al di là della forza di gravità. Musica e volo sono così il tentativo umano di organizzarsi, esprimersi e superare i propri limiti. A mio avviso ciò può avvenire solo attraverso il progresso che si ottiene con lo studio, la conoscenza e con quella “volontà di uscire dallo stato di minorità” di matrice illuminista. E poi c’è la magia”.

Cosa c’è nella musica e nel volo secondo Salvatore che altrove non si può trovare?

“Quando inizi un concerto, come quando spicchi il volo, non puoi più tornare indietro… Sei partito e non puoi più fermarti! Riformuli lo spazio intorno e galleggi nel tuo nuovo tempo che condividi con chi ti ascolta dalla platea o ammira le tue volte e le tue peripezie dalla terra ferma. Spazio e tempo sono sospesi e anche tu lo sei insieme a chi ti circonda! Durante tutto ciò essi sono sospesi. Rinnegando sé stessi però acquisiscono maggior valore proiettandosi in una dimensione fatta di sensazioni di libertà, bellezza e adrenalina. Ad un certo momento, il brano si conclude e il volo si interrompe. Ecco che si ritorna nel teatro, nella sala da concerto, a casa con le proprie cuffie alle orecchie, sulla terra ferma… Penso sia proprio questo ciò che non si può trovare altrove...”

Se non ci fosse stata la musica oggi Salvatore Angileri sarebbe …

“Triste!! Ahahah!

A parte gli scherzi, adoro viaggiare e parlo italiano, inglese, francese, spagnolo e canto anche in tedesco. Sembrerà una coincidenza ma da ragazzino avevo pensato proprio di fare lo steward d’aereo!”

Le tue esibizioni più emozionanti?

“Ci sono tre momenti che vorrei ricordare della mia carriera artistica. Il primo quando ero ancora stagista per un corso in qualità di maestro collaboratore presso l’Ente Luglio musicale Trapanese. Fu lì che mi innamorai dell’opera lirica e precisamente durante le prove del finale de La Bohème di Puccini per cui stavo lavorando. Il bello di questo mestiere è maturare il proprio sentire emozionale anche durante le prove. Il secondo momento, invece, riguarda la fine di una tournée in tutto il Centro America per l’opera Rigoletto di Verdi in cui lavoravo in qualità di direttore di scena. Dopo ben tre mesi di duro lavoro, il carissimo Bruno D’Astoli mi regalò la sua bacchetta segno di grande stima nei miei confronti per il lavoro svolto. Il terzo, infine più recente, come tenore solista per la realizzazione del Requiem in re min. K 646 di Mozart a Praga sotto la direzione di Giorgio Croci. L’attacco della parte solista del tenore nel Tuba mirum è di grande effetto ma molto difficile e da ben calibrare. Un onore cantare in una città in cui la musica mozartiana è così sentita”.

La tua esibizione più particolare?

“Mi viene in mente un’esibizione fatta un anno fa con una cara amica e soprano che svolge l’attività di artista di strada nel centro storico di Roma. Abbiamo realizzato un vero e proprio “flashmob” in piazza della Rotonda esattamente di fronte al Pantheon! Abbiamo iniziato a cantare il famosissimo “Brindisi” de La Traviata di Giuseppe Verdi e poi ancora duetti da La vedova allegra di Franz Lehàr, di brani della canzone classica napoletana e così via.  La gente seduta ai tavoli dei ristoranti era entusiasta e molto sorpresa. È stato davvero un momento per me unico in cui i teatri erano chiusi per la pandemia e tutti avevamo bisogno di musica e di emozioni dirette!”

Cosa ha rappresentato la pandemia per la musica e per Salvatore?

“È un momento in cui l’intera umanità si è messa in discussione e ha stravolto le proprie vite. La privazione di molte cose a cui siamo sempre abituati anche e soprattutto dal punto di vista emotivo. Noi artisti non ci siamo mai fermati ma abbiamo continuato umilmente a studiare e a trovare soluzioni alternative per permettere la fruizione di esperienze estetiche e musicali. La tecnologia è stata di grande aiuto ma niente potrà sostituire il contatto diretto con la gente e respirare la stessa “aria” fatta di suoni”.

Cucini?

“Sì, mi piace molto. Soprattutto cucinare per una tavola in buona compagnia. Sono un uomo a cui piace molto la convivialità e i miei amici lo sanno bene!”

Piatto preferito?

“Il couscous di pesce di tradizione trapanese fatto dalla mamma. Un piatto di origini tunisine con contaminazioni dei sapori siciliani! Amo molto i dolci alle mandorle o al cioccolato! Quasi una dipendenza! Per il resto, preparo molti primi come pasta “alla Norma” oppure risotti per cene più intime! In quest’ultimo caso ho un ingrediente segreto…”

Vino preferito?

“Amo molto il Refosco dal peduncolo rosso, corposo e con quel leggero richiamo alla prugna!”

Sogno nel cassetto?

Beh, sono un sognatore nato! Dal punto di vista musicale, mi piacerebbe tantissimo interpretare il ruolo di Don Josè nella Carmen di Bizet perché è un personaggio che sento molto vicino per indole e per vocalità! Sempre in bilico tra l’amore passionale ed istintivo e quello dolce e rassicurante! Oggi diremmo un personaggio che è uscito dalla propria "comfort zone”!”

Grazie Salvatore per averci regalato questo scorcio di te e per averci dedicato tempo prezioso per raccontarti. In bocca al lupo per la tua carriera e arrivederci al prossimo “volo”.    

 

      “Volgi lo sguardo lassù ed ascolta in silenzio quella voce che ti lascia senza fiato. Chiudi gli occhi, assapora il tuo sogno, vola via …“.

Autore: Alberto Cocetta campovolo@megmarket.it

 

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