Mara Navarria: divisa, maschera, spada e cuore. Quando la determinazione è Donna.

Mamma e sportiva di successo e friulana doc. La talentuosa spadista della nazionale italiana si racconta a Megazine

Mara Navarria: divisa, maschera, spada e cuore. Quando la determinazione è Donna.

Lei è Mara. Friulana doc, talentuosa spadista della nazionale italiana di scherma attualmente numero sei del ranking mondiale ma soprattutto mamma innamorata di quel calore familiare che tutti i giorni, con orgoglio dedizione e spirito di sacrificio la accompagna verso ogni conquista sportiva e non solo.

Costante allenamento, fiducia nelle proprie capacità, carattere fermo e deciso, sguardo impetuoso e determinato e dietro la maschera una storia fatta di azioni scoperte ma azioni imprevedibili, fantasiose e soprattutto guidate da una sana voglia di divertirsi.  

Unica, schietta e carica di energia oggi ci trascina con sé in pedana per raccontarci la sua storia.

Mara Navarria fa parte del Centro Sportivo del’Esercito. Ha vinto la medaglia di bronzo a Tokyo 2020 nella gara a squadre di spada ed è stata la Campionessa del Mondo della stessa specialità nel 2018. Nasce il 18 luglio 1985 a Udine, in Friuli-Venezia Giulia.

Inizia a tirare di scherma intorno ai 10 anni, come sport invernale alternativo alla canoa e non smette più, ottenendo una serie di successi individuali e a squadre.

Nel 2018 ha vinto la Coppa del Mondo e i Mondiali di spada a Wuxi in Cina mentre a luglio 2019 ha vinto, con la Nazionale Italiana di spada, la medaglia di bronzo ai Mondiali di Budapest.

Si allena in Friuli-Venezia Giulia con il suo Maestro Roberto Cirillo e vive a Carlino con suo marito Andrea Lo Coco, preparatore fisico, e Samuele, 8 anni. Ha una laurea specialistica in scienze motorie e ha frequentato durante il biennio 2020/2021 un master in Marketing Sportivo.

Da settembre 2019 è ambassador della Regione Friuli-Venezia Giulia.

Mara ci racconti come nasce la tua passione per la scherma?

“La passione per la scherma nasce per gioco. Intorno ai 10 anni la scherma era lo sport alternativo invernale alla canoa. Mamma e papà hanno portato in sala scherma oltre a me le mie sorelle e mio fratello. Mi piaceva frequentare la sala scherma vicino a casa, passare tempo in spogliatoio con le mie compagne di club. Per i miei genitori era un ambiente sano, dove crescere praticando uno sport e anche per passare tempo insieme, con la scusa delle gare fuori regione mi ricordo piacevoli momenti insieme a tutta la mia famiglia. Poi ho iniziato a vincere le gare regionali e da lì è cambiato tutto”.

Cos’è lo sport per Mara?

“Per me lo sport è prima di tutto condivisione e benessere. Con questo obiettivo ho iniziato a frequentare la sala scherma da piccola e per questo ritengo lo sport un tassello fondamentale nella crescita di mio figlio Samuele, 9 anni. Da atleta professionista lo sport è raggiungere obiettivi, performare e migliorare sé stessi giorno dopo giorno tra gioie e dolori, forte emozioni e fatica”.

So che il tuo ambiente preferito è l’acqua ci racconti perché? Cosa trovi nell’acqua che altrove non trovi e quali i suoi insegnamenti?  

“L’acqua è l’ambiente dove riesco ad avere la giusta leggerezza per allenarmi con una più consapevole presa di coscienza di sé e del proprio corpo. Per me ripetere in apnea gli stessi esercizi come gambe scherma - che faccio sempre in pedana - serve per sentire il mio corpo in modo più fluido e profondo oltre ad aiutarmi nel preservare le mie articolazioni. Sin da piccola poi ho sempre avuto un legame particolare con l’acqua, per il mare e le vacanze. Ha un grande influsso non solo sul mio corpo fisico ma anche sulla mia mente”.

Come concili da mamma sportiva la tua famiglia con lo sport?

“La mia vita è quelle di una atleta professionista e di una mamma ed è fondamentale il gioco di squadra. Da quando siamo tornati a Carlino a maggio 2020, dopo il lock-down, la nostra vita famigliare è più facile grazie alla presenza oltre di mio marito Andrea, che si è sempre occupato non solo della mia preparazione fisica ma anche dell’organizzazione famigliare, anche delle nostre famiglie. A Roma e a Rapallo la rete famigliare era sostituita da una rete di amicizie e di collaboratori che ci aiutavano, giorno dopo giorno, con Samuele. Mi ricordo benissimo quando a 4 mesi dal parto nel 2013 partivo per il primo ritiro con la Nazionale insieme ad Andrea e mia madre”.

Gara più bella?

“Partendo dal Mondiale del 2018 in Cina, direi alcune singole competizioni che per me sono state gare perfette come la vittoria in coppa del mondo a Tallinn nel 2017 oppure l’oro con la squadra italiana a Cuba a gennaio 2020, che ha ipotecato la nostra qualificazione Olimpica per Tokyo 2020”. 

La gara più emozionante?

“Forse quella che ancora non ho vinto?”

La gara più difficile?

“Sicuramente le Olimpiadi di Tokyo 2020, dopo la delusione dell’individuale volevo andarmi assolutamente a prendere la medaglia con le mie compagne di squadra. Non è stato semplice ma ringrazio tantissimo la mia grande esperienza in pedana. È servita tutta nella finale per il bronzo”. 

La più grossa soddisfazione durante una gara?

“Alla fine di ogni assalto nella scherma oltre al saluto con l’avversaria, c’è anche la stretta di mano con il Maestro. Ricevere i complimenti alla fine di un assalto, o durante un assalto per una stoccata, è forse la soddisfazione più grande”.

Fai un gesto scaramantico prima di ogni gara?

“Non sono scaramantica ma ho le mie liturgie, come la preparazione della borsa che è fondamentale visto anche i lunghi e frequenti viaggi lontano da casa”.

Il momento più buio della tua carriera se mai ce ne fosse stato uno? e come lo hai superato?

“La mancata qualifica alle Olimpiadi di Rio 2016. La squadra italiana di spada non si qualificò, nemmeno io nonostante fossi al quinto posto del ranking mondiale. Fu una sconfitta cocente, riflettei tanto sul da farsi ma decisi di non mollare. Durante la qualificazione è venuto a mancare Oleg, il Maestro per cui da Carlino, paese della bassa friulana mi ero trasferita a Roma. Ho cambiato vita, insieme a mio marito e mio figlio mi sono trasferita a Rapallo. Per allenarmi con Roberto Cirillo, il mio attuale Maestro. In quel momento ho iniziato a costruire quel percorso che mi ha portato nel 2018, con un bambino di 5 anni, a vincere Coppa del mondo e Mondiali nel 2018 e poi la medaglia di bronzo a Tokyo 2020. L’ho superato perché la mia famiglia, con la sua presenza, mi ha sostenuta. Mi ha permesso di vedere con chiarezza e anche di superare un fallimento. Altro elemento il lavoro, sempre e tanto. Anche ora che sto recuperando da un infortunio al ginocchio grazie al lavoro quotidiano non perdo il mio obiettivo di rientrare e di essere competitiva per il Mondiale di luglio”.

Se Mara oggi non fosse una spadista di grande successo sarebbe …

“Sicuramente sarei nel mondo dello sport, comunque, formando i più piccoli. Oppure potrei essere un agricoltore con un orto bellissimo e una grande famiglia. Nulla però mi vieta di diventarlo quando appenderò la spada al chiodo”.

Cosa rappresentano Calino e il Friuli per Mara? 

“La mia terra, la mia famiglia, semplicemente casa”.

Per Mara Viaggiare è?

“Sono sempre stata curiosa ed essere un’atleta professionista mi ha permesso di scoprire posti e conoscere persone di cui mi piace poi raccontare sui miei social. Quindi per me viaggiare è conoscenza. Ho inventato anche un hashtag per raccontare le mie avventure in giro per il mondo #MaraMondo: mi piace scoprire i luoghi e le culture, ogni volta che torno in una città che ho già visitato cerco sempre di ampliare le mie esperienze, dall’arte ai musei sino alle bellezze naturalistiche”.

Per Mara Volare è?

“Un’esigenza, per chi viaggia tanto come me fondamentale farlo nel mondo più efficace possibile. Volare mi permette infatti di tornare a casa da Samuele e Andrea”.

Da atleta, com’è il tuo rapporto con il cibo?

“Essere atleta significa curare con attenzione il rapporto con il cibo. Sono seguita da una nutrizionista che mi permette di avere il giusto cibo rispetto ai miei piani di allenamento. Poi quando sono in vacanza il cibo è sicuramente appagamento e divertimento, condivisione insieme ai miei cari ed amici”.

Girando il mondo per lavoro ci racconti quale cucina tipica ritieni l’esperienza più emozionante? 

“Mi piace molto il cibo sudamericano, tra Brasile e Messico. Più di quindici anni fa mangiare in alcuni ristoranti in Cina è stata una vera esperienza, tra il disarmante e l’emozionante”.

Cucini?

“Assolutamente sì, anche se il vero chef in famiglia è mio marito Andrea. Sono molto estrosa con le torte, nei giorni scorsi ne ho preparata una mele e Nutella per la merenda di Samuele”.

Piatto preferito? 

“Un risotto nero con il pesce, il piatto Proibito, che Andrea mi prepara nelle occasioni speciali”.

Vino preferito?

“Malvasia bianca”

Sogno nel cassetto?

“Il più vicino è tornare a camminare presto senza stampelle, ma per quello mi sto impegnando giorno dopo giorno. Direi riprendere a viaggiare con Andrea e Sam e non solo per lavoro, per condividere nuove esperienze insieme”.

I doverosi ringraziamenti vanno prima di tutto a Mara per averci dedicato queste splendide parole. Un grazie speciale va poi a Giulia per avermi supportato passo dopo passo, con magistrale professionalità, in tutte le procedure di intervista e infine un doveroso grazie all’Esercito Italiano per la collaborazione.

E ovviamente un immancabile “in bocca al lupo” per un pronto recupero dopo l’operazione al ginocchio e, appuntamento alla prossima sfida in pedana.

 “Lo sport insegna che per la vittoria non basta il talento, ci vuole il lavoro e il sacrificio quotidiano. Nello sport come nella vita” (cit. Pietro Mennea)

Autore: Alberto Cocetta campovolo@megmarket.it

Da scoprire