Chiudendo gli occhi, oggi, vengo proiettato in un attimo al ricordo di quei momenti.
Mi trovo all’auditorium di Talmassons, un paese di circa quattromila abitanti posto nel Friuli Centrale in provincia di Udine che diventa oggi testimone di un passaggio di consegne nel ricordo di una persona straordinaria capace di regalarci sempre momenti di una intensità ed emozione unica.
Questo luogo, il 14.03.1951 fu testimone, infatti, della nascita di quell’Alpino Rinaldo Paravan che, scomparso nel 2008 oggi viene ricordato qui, davanti a un auditorium gremito di amici e appassionati di volo in occasione del conferimento del premio intitolato proprio al “Cavalier Ufficiale Rinaldo Paravan“ per l’anno 2022 al comandante tenente colonnello Stefano Vit e ai componenti della Pattuglia Acrobatica Nazionale.
L’occasione è resa ancora più speciale dalla presenza in mezzo a noi di un vero e proprio “testimone d’eccellenza” nonché vincitore del premio 2021, Toni Capuozzo che oggi avrà modo di regalarci ancora una volta con magistrale tangibilità uno squarcio di storia di vita vissuta a quattro passi da casa nostra. Lo farà con quella voce roca e calma che coinvolge a tal punto che ti sembra di essere lì a fianco a lui a camminare proprio per le strade di Sarajevo, di Bela Crkva, di Izbica di Gornje Obrinje per citarne alcune “sotto le bombe di un uomo a volte proprio sprezzante di quell’immenso dono che si chiama vita”.
Ma facciamo un passo indietro. Il tempo passava mentre cercavo silenzioso, come al solito, quell’istante in cui il nesso di questa storia magica si sarebbe presentato a me. Ecco che, passato poco tempo, mi ritrovavo a riconoscere quel preciso momento, mentre attendevo Lorenzo alla fermata della corriera.
In una giornata piovosa e fredda, seduto al volante dell’auto, il mio sguardo veniva rapito dal vetro che piano piano si impregnava d’acqua caduta dal cielo. Osservavo pensieroso come le gocce cadessero una ad una senza controllo ma mai nello stesso punto, riempiendo così pian piano quegli spazi di quel vetro, prima vuoti, poi non più come in quell’istante diventato ora già storia.
A distanza di tempo sono spinto a pensare che le occasioni che giungono a noi durante il nostro cammino, arrivino apparentemente senza un nesso logico per la nostra vita.
Alla fine però oggi mi sono convinto che quelle occasioni non sono affatto casuali o disorganizzate ma bensì rappresentano proprio quelle gocce cadute lì in qui punti precisi appositamente per riempire quegli spazi vuoti sul quel vetro freddo.
Volo, "Alpinità" e giornalismo, oggi riuniti assieme per questa occasione speciale nel ricordo di una persona speciale, umile ed appassionata che ha fatto della propria vita un modello di valori di servizio, impegno generosità, sacrificio e senso del dovere, valori che vengono richiamati a noi per assegnare un premio alla nostra amata Pattuglia Acrobatica Nazionale che incarna oggi proprio questi valori.
Ed è così che l’emozione più grande è quella di rendermi conto in quel momento che questi tre aspetti che hanno caratterizzato il tratto di vita vissuta che mi ha condotto qui oggi mi accompagneranno proprio in questo volo per farmi assaporare il gusto di una serata magica, intensa.
Il passaggio del testimone passa così dalle mani del maestro Toni Capuozzo, come a me piace definirlo, vincitore della prima edizione del premio Rinaldo Paravan alle mani del Comandante della Pattuglia Acrobatica distintasi nel recente passato per qui valori che questa seconda edizione del premio ci richiama con forte emozione.
Oggi, per l’occasione, i miei compagni di viaggio sono il mio pilota preferito Lorenzo, e Giulio che ha voluto accompagnarci, per l’occasione.
Al nostro arrivo all’auditorium veniamo indirizzati al parcheggio da due alpini distinti che mi fanno rendere conto subito che qui nulla è lasciato al caso. D’altronde non dimentichiamo che l’organizzazione è di origine “alpina” e quindi di tutto rispetto.
All’ingresso ci riceve una persona affabile e dal fare elegante che se anche indaffarata ad indicare percorsi e posti disponibili agli ospiti, un po’ teso probabilmente data l’importanza della serata e visto il prestigio degli ospiti qui convenuti per l’occasione, ci accompagna ai tre posti a noi riservati. Non è ovviamente un vanto ma mi piace sottolinearlo perché chi ci accompagna ad un tratto sorridente e compiaciuto mi sussurra “vi abbiamo messo proprio dietro la pattuglia vista la Vostra passione”. Che sorpresa! Ed è così che una volta seduti, occupando proprio la fila di sedie poste dietro alla fila dove prenderanno posto i piloti della Frecce mi accordo che i seggiolini sono blu, come il blu del cielo e come il blu di quel MB 339 che questi ragazzi portano magistralmente in volo. Ed è così che chiudendo per un attimo gli occhi immagino proprio di essere seduto nel back-seat del velivolo come supervisore dell’addestramento acrobatico visto che mi accorgo di essere seduto proprio in corrispondenza di un pilota neo assegnato alla Pan , in questo periodo in addestramento in previsione di una nuova emozionante stagione di volo acrobatico.
Ed è proprio prima dell’assegnazione del premio che assaporeremo delle splendide immagini in volo dei dieci pony seduti davanti a noi che ci regalano la seconda emozione forte della serata. Vi chiederete e la prima? Bene, posso dire che le parole del sindaco Fabrizio Pitton, schiette decise, a ricordo di Rinaldo Paravan non sono state meno emozionanti di quelle suggerite dalle splendide immagini di volo che tanto fanno sognare grandi e piccini in tutto il mondo, a testimonianza forte di un legame profondo che lega la Pattuglia Acrobatica Nazionale e i valori Alpini rappresentati qui oggi proprio dal suo ricordo.
E il Sindaco è quasi bloccato dall’emozione, dall’emozione di quel rapporto forte che c’è con la famiglia di Rinaldo . Sono presenti qui oggi la Moglie e i figli.
“Quando qualcuno si dedica agli altri, alla comunità vicino a lui c’è sempre la famiglia. Perché gli sforzi e i sacrifici si chiedono a tutta la famiglia in quei momenti.
Allora io voglio dire grazie a quella famiglia che ha voluto dividere Rinaldo con la nostra comunità, con i suoi alpini, con il nostro comune, ecco a lor voglio dire un grazie sincero.
Perché anche oggi, anche il percorso che abbiamo fatto dopo quel 16 settembre 2008 dove Rinaldo ci ha lasciato, è stato un percorso significativo grazie ai tanti compagni di viaggio e allora oggi premiando la Pattuglia Acrobatica, facendo un premio a Rinaldo Paravan, Rinaldo è ancora qui con noi a darci energia forza, voglia di fare, impegno.
Una persona che non sapeva mai dire no ed era sempre positivo. E allora sono proprio le parole dette Monsignor Piu il giorno del suo funerale che disse una frase che mi restò impressa, disse che di solito quando c'è un funerale si fa un elogio funebre a una persona che muore. Oggi invece i fatti, Rinaldo resta con noi, sono i fatti, sono le persone che sono presenti e quello che continueranno a fare anche nel suo nome, lo fanno ancora vivere, allora sì Rinaldo oggi siamo orgogliosi di dare questo premio alla Pattuglia Acrobatica Nazionale che è il sogno poi di ogni bambino, quando li vedono volare. Ma dietro c'è impegno, capacità, un messaggio importante e significativo, orgoglio della nostra nazione. Vorrei chiudere leggendo una parte che ci ha fatto pensare molto quando abbiamo deciso di dare il premio alla Pattuglia Acrobatica Nazionale, una parte significativa che avevo trovato in un'intervista del colonnello Vit fatta quando ancora non era il comandante. Allora il Colonnello disse questa frase semplice ma fondamentale, che mi colpì:
“… far parte delle Frecce Tricolori è un onore ma non solo è assumersi l'impegno di agire 24 ore su 24 per essere un esempio non soltanto come professionista ma in primis come cittadino italiano. Ogni pilota si candida volontariamente per essere selezionato presso le Frecce Tricolori lo fa perché vuole mettere a disposizione della nazione il suo impegno e la sua professionalità intento che ritengo abbiano tutti gli appartenenti alle forze armate. Vestire la tuta blu inoltre significa rappresentare tutti gli uomini e le donne dell'Aeronautica Militare significa rappresentare il sistema paese e la capacità di fare squadra; un peso sulle spalle che si sente prima di ogni decollo per una manifestazione aerea o un sorvolo prima siamo tutti cittadini italiani dobbiamo fare tutti il nostro dovere, un servizio.
Emozioni forti scaturiscono poi anche dall’intervento del Presidente del Consiglio Regionale Pietro Mauro Zanin che con voce a volte tremolante dall’emozione cita :
“…tutti questi valori, la responsabilità, il legame con la terra, la gerarchia, l’amore per la patria, l'amore per la famiglia, il servizio per la comunità, l'importanza dello studio, della competenza sono i valori che ha incarnato Rinaldo pure in un piccolo comune … noi a volte andiamo a cercare dei modelli a volte negli Stati Uniti, lontano e magari sono modelli generali globali parlano a tutti e non parlano a nessuno.
“Così la memoria si incarna ... se riusciamo a dire: quei valori sono finiti … no! La speranza è che li troviamo in qualcun altro. Nel 2018 li abbiamo trovati in Toni Capuozzo insomma credo che la storia di Toni Capuozzo parli per lui in termini di coraggio, di capacità di dire le sue, di essere autonomo. Oggi dopo che nel 2020 la pandemia non ha consentito di consegnare il premio oggi lo consegniamo alle Frecce Tricolori che incarnano questi valori legame con il territorio, competenza, Rinaldo ci teneva molto alla competenza lui si affidava a persone competenti quanto abbisogno abbiamo noi oggi di competenza”.
E per chiudere la grande capacità che aveva di non mollare mai. Non mollare mai questo è un altro grande insegnamento. La vita ti dà possibilità e ti punisce. Ci sono alti e bassi ma l'importante è che quando sei nella difficoltà non devi mollare mai. L’insegnamento è di gettare il cuore oltre l'ostacolo, e questo lo dico perché quando gli siamo stati vicini negli ultimi giorni, io me lo ricordo ancora, ero seduto insieme ad alcuni amici in un bar e lui passò con il suo camion era già ammalato ed era fortemente provato nel fisico e lui guidava il camion, stava facendo una consegna per il suo lavoro. Lui non si fermò, andò fino a Castions e poi rientrò e si fermò. Lo rivedemmo e io gli dissi: Rinaldo ma perché, ma chi te lo fa fare no! E lui rispose che non era importante, che doveva farlo, era il suo impegno, era questa responsabilità che aveva nei confronti del suo lavoro, della sua famiglia e lo faceva con una forza morale, non era una ripicca, non era qualcosa che voleva sfidare il male ma che diceva nonostante il male questo era il suo impegno e doveva farlo.
Questo penso sia stato un grande ricordo un grande ricordo un grande insegnamento e io l’ho detto durante il suo funerale presi la parola con grossissima difficoltà, lo voglio dire oggi :
“La cosa che mi rasserena insomma nei miei impegni, nella mia vita, è che io sono frutto del suo. Quei pochi risultati che ha ottenuto nella vita li ho ottenuti anche perché ho seguito i suoi consigli. Ho avuto la fortuna di stargli vicino e siccome sono una persona che crede, così come ho detto,
anche se lui se n'è andato troppo presto sono sicuro da qualche parte del tempo nel futuro io rincontrerò i suoi occhi e questo per me sarà una grande soddisfazione nell’aver completato un percorso di vita”
E infine, ma non ultima emozione, il passaggio finale per la consegna del premio, quell’ultima manovra della serata che ci porta a sederci a fianco a Toni Capuozzo, giornalista ma prima di tutto uomo amato, stimato ammirato, una perla del mondo del giornalismo.
A moderare la serata è il giornalista Enzo Cattaruzzi, che lo affronta con disarmante semplicità e che esordisce diretto con una domanda secca che apre un monologo che mi fa venire i brividi alla schiena ma che potrò elaborare ed assaporare solo a fine serata e con il passare dei giorni:
Amico, tu hai scritto un libro di recente Balcania, mi pare. Ma L'odore della guerra cos'è per te?
La guerra, sai purtroppo, se uno ricorda i tempi di scuola, la storia dell’umanità purtroppo è fatta di guerre. Ai tempi di scuola era la dannazione di dover imparare le date … ed è bellissimo sognare un mondo senza guerre.
In parte dobbiamo gratitudine ai nostri genitori che ci hanno preceduto, persino alla vituperata prima Repubblica se stiamo invecchiando senza aver visto una guerra. Ci hanno lasciato l'eredità più bella i nostri genitori, i genitori di tutti quanti: Il fatto di non aver avuto a che fare con quella sciagura che è una guerra.
Io ne avevo già raccontate molte, America Latina Africa Medio Oriente. Non avrei mai pensato di raccontarne una alle porte di casa nostra. Per noi friulani era la Jugo, si andava a fare benzina , la carne , le vacanze spendendo poco. Non avremmo mai respinto … gli sloveni sapevamo che erano sloveni ma tra i croati e i serbi che differenza c’era, era difficile distinguerli. Mi ricordo che si riconoscevano le donne mussulmane davanti alla stazione di Trieste, venivano dai paesi della Bosnia, i pantaloni a sbuffo ... per il resto, se ci avessero detto: un giorno questo paese non esisterà più, avremmo pensato a una battuta ma per me quella guerra è stata l'amara sorpresa di una guerra in luoghi dove non avrei mai sospettato che ci sarebbe stata una guerra. Voi sapete che i ponti si chiamavano quasi tutti Bratstvo e Jedinica, che significano fratellanza e unità e poi si sono uccisi tra ex vicini di casa, tra fratelli. Questo testimonia che sono delle lezioni amare, ma che nel tempo ti insegnano non solo, ma quanto è preziosa la pace.
Uno a questo punto potrebbe dire a cosa è servita a guerra?
Nella mia esperienza nessuna guerra ha lasciato un mondo, sto parlando degli ultimi 40 anni, nessuna guerra ha mai lasciato un mondo migliore di quello che aveva trovato. Ha lasciato altri problemi diversi e a tanti vuoti, sono queste quelle domande impietose verso sé stessi. Ho seguito tante missioni di militari italiani all’estero e ho maturato delle amicizie. Anche poco più di un anno fa quando si vedevamo quelle scene all’aeroporto di Kabul, ce n’è che mi hanno scritto e telefonato, ragazzi e uomini che avevano perso dei commilitoni, genitori che avevano perso un figlio. Nulla ti risarcirà mai della perdita di un amico di un collega di un figlio. E quando vedi che va a finire così la domanda che si facevano allora ma tutto questo a cos’è servito ?
Oggi se posso dire una parola sul premio, sono contento di essere qui per vedere quelli che per me ormai sono dei vecchi amici. Sono particolarmente, come dire contento, perché questo premio fa un passo in avanti. Con me hanno premiato un giornalista friulano che forse ha portato nella professione alcuni dei valori friulani come la schiettezza, il rifiuto della retorica, la semplicità, il buon senso, pane al pane vino al vino … io facevo un programma che si chiamava “Terra” e questa volta il premio decolla, vola alto perché ha scelto quello che nello stesso tempo, quello che in me è molto importante: oggi neanche più il Presidente della Repubblica dice più Patria, dice il Paese, sembra sia diventata una parola scomoda.
Ecco credo che le Frecce Tricolori siano in grado di unire l’amore per la patria all’amore per il proprio territorio. Mi sono chiesto molte volte come è che il Friuli ama gli alpini, ma li va da sé, e la Pattuglia Acrobatica. È sicuramente un fatto geografico perché sono a Rivolto : no! è che insieme, quando vediamo le immagini che passano sull’altare della patria o su qualche altro monumento, ti sembra che stiano portando in giro non solo l’amore per il tricolore ma anche qualcosa della nostra terra.
E hanno ancora dei valori! Secondo me essendo a Rivolto spesso diventano friulani di adozione.
Gli specialisti, almeno quelli che conoscevo io, spesso sono proprio friulani o lo diventano. Ma la bellezza di quelle figure… dietro c’è un lavoro lunghissimo , c’è sacrificio, c’è la volontà di farcela, il gusto della perfezione, c’è un affiatamento di gruppo e questi sono anche i valori Alpini …
Da solo non vai in nessuno posto, devi lavorare assieme, devi fare squadra!
il lavoro perfetto non viene fuori da solo… devi misurarlo, hai presente il muratore friulano …”al cjale” (guarda) tin , in questo senso loro sono l’orgoglio nazionale ma sono anche un orgoglio friulano. Da questo punto di vista credo stiate facendo onore a Rinaldo Paravan facendo fare un upgrade al premio, come si dice in gergo.
E così al termine di questo appuntamento intenso ed emozionante rimane solo un ultimo frammento di quella Guerra pronto a squarciare un’altra volta un pezzo di cuore Rosso, Bianco e Verde.
Immancabile è infatti il ricordo richiamato da Capuozzo di quel maledetto 3 settembre ‘92 quando sul monte Zec detto testa di coniglio, il G-222 nome in codice Lyra 34 del 98° gruppo della 46° aerobrigata dell’Aeronautica Militare Italiana, venne abbattuto portando via per sempre le vite del maggiore Marco Betti che si trovava ai comandi del velivolo e con lui gli altri tre componenti dell’equipaggio, il secondo pilota Marco Rigliaco, e i tecnici di bordo, entrambi marescialli, Giuseppe Buttaglieri e Giuliano Velardi. L’evento ancora oggi dalle circostanze poco chiare ci fece assaporare a quel tempo l’odore solo percepito a distanza di una guerra nata vissuta e morta lì a pochi passi da casa nostra, ma sempre viva nelle nostre menti e nei nostri cuori.
Ebbene il premio conferito alle nostre amate Frecce Tricolori per mani del Sindaco di Talmassons così recita, per riscaldarci di nuovo il cuore:
“ALLA PATTUGLIA ACROBATICA NAZIONALE ESEMPIO DI IMPEGNO PROFESSIONALITÀ E CORAGGIO ORGOGLIO DEL NOSTRO FRIULI E DI TUTTA L’ ITALIA”
Rinaldo Paravan, nato a Talmassons il 14.03.1951 – Deceduto a Udine il 16.09.2008.
Negli anni ’80 prima e, successivamente, dal 1996 al 2001 ha ricoperto la carica di Consigliere sezionale di Udine (ANA)
È stato capogruppo di Sant Andrat del Cormor dal 1976 al 1991.(ANA)
Ha svolto il servizio militare alla SMALP di Aosta dal 10 luglio 1974 al 6 gennaio 1975 (76° corso). Conseguito il grado di sottotenente è stato assegnato al Battaglione “Val Cismon”, Brigata “Cadore”, a Santo Stefano di Cadore. Collocato in congedo per ultimato servizio il 5 ottobre 1975.
Nel 1979 è stato promosso al grado di tenente.
È stato presidente della Sezione Ana di Udine dal 2005 al 2007.
Nell’Adunata nazionale del 1996 è stato prezioso collaboratore ottenendo tra l’altro il messaggio di saluto del Pontefice.
Durante la sua presidenza ha avviato una raccolti fondi per la realizzazione di tre pozzi per l’acqua ad Herat in Afghanistan (2006) ed è stato uno degli artefici delle celebrazioni per il 30° anniversario del terremoto (2006).
Ha stipulato una convenzione con il Comune di Pavia di Udine per adibire la caserma “Paravano” a magazzino della protezione civile della Sezione e ha acquisito nuovi mezzi, sempre per la protezione civile sezionale (carrello cucina, camioncino-gru, pulmino, ecc.).
Il suo mandato è stato caratterizzato anche dal supporto, con oltre 500 volontari, all’edizione mondiale della corsa su strada “Maratonina” (2007) ed al sostanziale contributo per la riuscita del raduno nazionale AFDS (che però si è tenuto nell’aprile del 2009, dopo il cambio di presidenza).
Ha supportato l’iniziativa per il “Coordinamento Giovani”, con il 1° incontro reduci/giovani Ana ed il romanzo “Memorie dimenticate” e sponsorizzato lo spettacolo “Cos’è gli alpini” che è stato messo in scena in varie località d’Italia e trasmesso anche su televisioni locali (2007).
Infine ha avviato contatti con i comandi militari per festeggiare l’anniversario della Brigata Alpina “Julia” ed è stato un fervente sostenitore della candidatura di Udine per l’Adunata nazionale del 2009, purtroppo sfumata a favore di Latina.
Un ringraziamento speciale al signor Sindaco del comune di Talmassons Fabrizio Pitton per la disponibilità e per l’attenzione riservataci e a tutta l’organizzazione per la splendida serata e in particolar modo all'addetta della biblioteca Veronica Lazzarini.
Rivolgo un sentito e particolare ringraziamento infine, al Comandante Stefano Vit, al Maggiore Riccardo Chiapolino e a Toni Capuozzo, persone speciali, sempre capaci di farci emozionare.
Arrivederci al prossimo volo!
Grazie.