La maglia Rosa al Gregario, quando l'umiltà sale sul podio

“Ha vinto la vecchia regola: non mollare mai. Però mi sento un po’ fuori posto, sono uno che ha sempre lavorato per gli altri che non è mai andato in fuga quando era in classifica”, ha detto Alessandro De Marchi

La maglia Rosa al Gregario, quando l'umiltà sale sul podio

“Ha vinto la vecchia regola: non mollare mai. Però mi sento un po’ fuori posto, sono uno che ha sempre lavorato per gli altri, che non è mai andato in fuga quando era in classifica”, ha detto Alessandro De Marchi, friulano, nato a San Daniele del Friuli e soprannominato “il Rosso di Buja” che corre per il team Isreael Start Uo Nation e ha conquistato la Maglia Rosa al termine della quarta tappa del Giro d’Italia 2021, la Piacenza-Sestola di 187.0 km. 

Ma c'è sempre una prima volta e così è stato per De Marchi, trentacinque anni da pochi giorni di cui 11 come ciclista professionista, che ha raccontato: “La Maglia Rosa è il sogno d’infanzia di ogni ciclista, soprattutto per un italiano”.

Così la maglia rosa l'ha conquista un gregario e quel “Mi sento fuori posto”, come bene ha scritto Aldo Grasso sulle pagine de Il Corriere della Sera, ci dovrebbe riempire davvero prima il cuore e poi la mente “in un mondo dal quale è sparita l’umiltà, la consapevolezza dei propri mezzi, la modestia. In un mondo, in cui ci sentiamo fuori posto, solo perché pretendiamo qualcosa di più”.

Non è sfuggito il bracciale indossato da De Marchi per Giulio Regeni e alla Gazzetta dello Sport ha spiegato: “Sono un po’ stupito per la reazione che hanno tutti. Non ci vedo nulla di politico o partitico, si tratta di due genitori che vogliono la verità: prima di essere un ciclista, sono un genitore e un marito e non vorrei mai trovarmi in una situazione del genere“.

Tag: Giro d'Italia, Alessandro De Marchi, Buja, San Daniele del Friuli, ciclismo,  Aldo Grasso, Corriere della Sera,  Isreael Start Uo Natio, Giulio Regeni, Gazzetta dello Sport

Autore: megazine@megmarket.it

 

 

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