In bici, fra le Aquile con la speranza nel cuore

Giovanni Panzera ha concluso la sua avventura fra Pirenei, Massiccio Centrale e Alpi del Mare

In bici, fra le Aquile con la speranza nel cuore

Mercoledì 8 settembre con arrivo davanti al Municipio di Cuneo, alla presenza del Sindaco Federico Borgna, Giovanni Panzera ha concluso la sua avventura che lo ha visto protagonista nella traversata in bicicletta dei Pirenei, del Massiccio Centrale e delle Alpi del Mare.

Il progetto “Pedalando tra le aquile” ha visto così la conclusione del suo terzo capitolo dopo la traversata delle Alpi nel 2019 da Trieste a Montecarlo e la traversata degli Appennini dall’Etna al Monviso del 2020.

Per il cinquantaseienne cuneese, documentarista da oltre 25 anni, è stata la celebrazione di un progetto che lo ha visto ideatore e protagonista e che è il risultato di una preparazione lunga, meticolosa e costante.

E’ Giovanni a raccontare: “L’edizione 2021 di “Pedalando tra le aquile” è stata particolarmente significativa in quanto dopo la brutta e pesante “avventura” del Covid, riprendere la forma e gli allenamenti non è stato facile, il virus è stato violento e ha cercato in tutti i modi di fermarmi ma le cure (e approfitto per ringraziare tutti i medici che mi hanno curato con grande professionalità) e la mia volontà di non lasciarmi abbattere, hanno fatto sì che potessi realizzare questa nuova idea, per questo l’ho chiamato “il viaggio della rinascita e la scelta di concludere il viaggio risalendo la Valle Roja, martoriata dal maltempo vuole avere anche questo significato: la speranza, la voglia e il desiderio di rialzarsi sempre, di non lasciarsi abbattere mai”.

Ma torniamo alla cronaca degli ultimi giorni che hanno visto Giovanni percorrere le strade assolate della Provenza, le stupende Gole dell’Ardeche e del Verdon e soprattutto scalare il mitico Ventoux, ecco il racconto che Giovanni ci ha inviato della celebre e dura salita: “Anche questa è fatta”, queste le prime parole dopo aver raggiunto la cima del Mont Ventoux “il monte calvo” che con i suoi 1910 metri di altitudine è definito il gigante della Provenza.

Una vera, autentica e dura prova per tutti i ciclisti che si vogliono cimentare in questa salita, se poi dei tre versanti di ascesa si è scelto quello più impegnativo con pendenza media dell’8% e punte al 15% allora la sfida è totale.

Una salita che ogni ciclista vuole iscrivere nel proprio palmares, anche perché il Ventoux è un icona per gli amanti delle due ruote. Qui si sono scritte le pagine più straordinarie e più drammatiche di questo sport facendo sì che questa salita sia conosciuta in tutto il mondo. Su queste rampe esposte al torrido sole trovò la morte il ciclista britannico Tom Simpson, nel Tour del 1967 a causa dello sfinimento e del calore eccessivo di quella giornata, in ultimo basti ricordare il Tour di quest’anno dove il Ventoux è stato scalato per ben due volte.

“Dopo giorni di brutto tempo, nebbia e forte vento, ho salito il Ventoux in condizioni eccezionali: temperatura gradevole e niente vento; una situazione abbastanza anomala visto che questa montagna è nota per giornate in cui, a causa del vento, il Mistral, non è possibile nemmeno rimanere in piedi altroché pedalare”.

Penso che non avere avuto vento sia stato un premio ricevuto dal cielo, un premio per la grande forza di volontà che mi sta portando a terminare questa straordinaria avventura.

Nel progetto “Pedalando tra le aquile” non poteva mancare questa salita, uno dei punti chiave della lunga traversata che ha visto il documentarista cuneese attraversare dapprima i Pirenei e poi tutto il Massiccio Centrale.

“Sapevo che la salita sarebbe stata tosta e l’ho affrontata con la massima concentrazione usando soprattutto la testa perché le gambe girano bene, ma salite come questa occorre prepararle e affrontarle con la massima attenzione”.

Non dobbiamo dimenticarci che Giovanni si traina il suo inseparabile carrellino che pesa 25 kg. e che se in discesa spinge in salita si ‘’fa sentire’’ e non poco, raddoppiando la fatica.

“Quanti complimenti ho ricevuto durante l’ascesa, in ogni lingua sentivo i ciclisti e anche numerosi turisti incitarmi e farmi coraggio… sono emozioni difficili da descrivere che ti riempiono il cuore e ti danno una forza straordinaria – racconta Giovanni -. Mentre salivo pensavo anche a tutte le persone che da casa ogni giorno mi inviano centinaia di messaggi di forza e di incoraggiamento, è una soddisfazione immensa che mi permette nei momenti più difficili di superare ogni difficoltà”.

Autore: Giovanni Panzera megazine@megmarket.it 

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