Giovanni Panzera: 2200 km e 55 passi scalati, "Pedalando tra le Aquile"

La rubrica del Megazine "Io sono la mia leggenda" si apre con la prima puntata del viaggio del documentarista cuneese che ogni settimana ci riserverà un racconto a due ruote, fra le salite più dure da scalare. E' il racconto di chi ce l'ha fatta

Giovanni Panzera: 2200 km e 55 passi scalati, "Pedalando tra le Aquile"

Giovanni Panzera è un documentarista, viaggiatore e titolare dello studio di produzioni video-televisive Panzera Communications di Cuneo.

Nato il 13 novembre 1965 a Cuneo, da sempre con il sogno di viaggiare e raccontare il mondo.

"Una passione che nel 1996 è diventata una professione poiché ho fondato con mio fratello un’azienda che produce documentari", racconta Giovanni.

Hai realizzato un'impresa straordinaria in bicicletta, ce la racconti?

2200 km di paesaggi spettacolari, 55 passi scalati, 68.000 metri di dislivello in salita, tra fatiche, emozioni, determinazione, tanta forza di volontà e una soddisfazione immensa.

Una straordinaria traversata che mi ha portato sulle più belle strade delle Alpi, con partenza da Trieste e arrivo al Principato di Monaco.

Dal mare Adriatico al mar Mediterraneo, dai confini con la Slovenia, alle Alpi Orientali, alle Prealpi venete, all’aria rarefatta dei meravigliosi passi dolomitici, agli imperdibili percorsi d’alta quota della Svizzera, della Valle d’Aosta e della Francia, sulle strade più alte d’Europa, per terminare con gli storici valichi delle Alpi del Mediterraneo tra Piemonte e Liguria.

E’ stata l’occasione di scoprire l’arco alpino da un punto di vista diverso, quello del viaggiatore lento, un viaggiatore “green”, che non inquina, non fa rumore, ma entra in sintonia con la natura, la storia, le tradizioni e la gente che vive sulle Alpi in una delle zone turistiche più importanti al mondo. Un incredibili crocevia di storia, natura, arte e tradizioni e, grazie a una grande diversità di paesaggi, di lingue, di culture e di tradizioni millenarie, ben 9 zone sono diventate Patrimonio Mondiale dell’umanità e Riserve della Biosfera UNESCO.

Questa lunga e impegnativa traversata è stata effettuata in autonomia, trasportando tutto il materiale (tenda, materiale da campeggio, abbigliamento attrezzatura video-fotografica ecc.) all’interno di un carrello al fine di poter affrontare gli oltre 2200 km con la massima libertà per valorizzare maggiormente il percorso e l’ambiente dove le cime fanno da cornice alle storie dei popoli di montagna, a pieno contatto con la natura.

Questo spettacolare viaggio è raccontato nel documentario e prossimamente in un libro.

Quando inizia la tua passione per le due ruote?

Sono cresciuto in una famiglia di grandi appassionati di ciclismo. Mio papà classe 1920 e mia mamma classe 1927, erano grandi tifosi di Coppi e quando il Giro d’Italia passava dalle parti della mia città non mancavano l’appuntamento per andare ad applaudire i "girini".

Quindi fin da piccolo mi è stata trasmessa questa passione e l’ho concretizzata all’età di 14 anni con la mia prima  'vera' bicicletta da corsa, una fiammante bicicletta Zilioli con telaio Columbus e cambio Campagnolo.

Ed è sulle salite delle valli alpine del cuneese che ho iniziato a scalare i numerosi Passi alpini delle 'mie montagne', imparando che nella vita quando la strada sale non bisogna mai nascondersi…

È questa la filosofia che mi ha spinto ad affrontare numerose imprese ciclistiche.

Da uomo dietro alla telecamera a protagonista di imprese, cosa cambia?

In realtà non cambia nulla, perchè il comune denominatore di queste due attività è raccontare.

Fare il documentarista vuol dire viaggiare per poi raccontare alla gente i luoghi, gli ambienti, la cultura, le tradizioni e soprattutto le emozioni.

Raccontare le imprese sportive significa far capire, soprattutto ai più giovani lo spirito di sacrificio, la fatica e la costanza nel portare a termine un’idea, un progetto.

Di fatto nel mondo avevi già fatto diverse esperienze straordinarie, quali più ricordi?

Assieme a mio fratello Teresio, sono stato uno dei primi in Italia a utilizzare la mountain bike, si parla degli inizi degli anni ’80.  Con queste biciclette, che andavano dappertutto, sono iniziate le avventure soprattutto nei Paesi artici durante l’inverno, realizzando delle vere e proprie spedizioni. Abbiamo attraversato l’Alaska, lo stretto di Bering, la Siberia, l’Islanda, la Lapponia, la Norvegia, la Svezia, la Finlandia, la Groenlandia…

L’esperienza siberiana è stata sicuramente una delle più avvincenti, in inverno mi sono recato nel villaggio di Ojmjakon, il luogo abitato più freddo del Pianeta dove è stata registrata la temperatura eccezionale di 71,2 gradi sottozero. Quando ci sono andato la temperatura è arrivata a -62°, con una media di -50. Un’esperienza unica.

Chi è Giovanni Panzera

Hobby: Ho la fortuna di unire l’utile al dilettevole, cioè il lavoro di documentarista parte da una grande passione per la conoscenza del mondo e quindi mi occupa molto tempo, poi mi devo dedicare all’allenamento per cui non ho tempo per altri hobby.

Piatto preferito: il vitello tonnato

Vino preferito: il Dolcetto

Valori di riferimento: I miei genitori sono sempre stati il mio punto di riferimento, trasmettendomi i valori fondamentali. Tutto deve partire dalla famiglia.

Il sogno nel cassetto: da sempre uno dei pensieri che accompagnano la mia esistenza è: “fai della tua vita un sogno, e di un sogno la realtà”. Il sogno è quello di poter continuare nel progetto "Pedalando tra le Aquile’" cioè quello di attraversare le più grandi catene montuose sempre in sella alla mia inseparabile bicicletta.

Tag: Giovanni Panzera, Bike Farm, Io sono la mia leggenda, Colle Fauniera, Fausto Coppi, Marco Pantani, Giro d'Italia, Camera di Commercio Cuneo, COL Cuneo, ATL Cuneo, Luca Serale, Emma Mana

Autore: megazine.megmarket.it

Da scoprire