Interviste

Marina Rosati: "Così raccontiamo lo spirito di solidarietà di Assisi"

Intervista alla Fondatrice del Museo della Memoria, uno scrigno di valori e sentimenti

Marina Rosati: "Così raccontiamo lo spirito di solidarietà di Assisi"

Marina Rosati è la fondatrice del Museo della Memoria, dove, grazie alla sua idea, viene raccontata una pagina di vita che ha segnato la storia.

"Dopo l’8 settembre del 1943, in Assisi arrivarono oltre 4 mila sfollati di ogni razza, origine e religione che sfuggivano ai bombardamenti e alla morte - racconta Marina -. Per far fronte a questo numero di profughi la Chiesa, sotto l’egida del suo vescovo monsignor Placido Nicolini, istituì un comitato di assistenza agli sfollati. Ben presto, come ha raccontato poi il segretario del vescovo don Aldo Brunacci, questo comitato si trasformò in un’organizzazione clandestina che diede assistenza, ospitalità e salvezza ai circa 300 ebrei arrivati nella città serafica".

Il Museo è un percorso storico ma soprattutto uno scrigno di valori e sentimenti che permette di comprendere la durezza di quei momenti ma anche il grande spirito di solidarietà che Assisi seppe manifestare.

Nata in Assisi il 17 agosto del 1974, Marina Rosati ha conseguito la doppia laurea, in Scienze politiche e giurisprudenza, all’Università degli studi di Perugia.

E’ giornalista professionista dal 2003 e dopo diverse collaborazioni con mensili e settimanali, nel 1998 ha iniziato a lavorare per il Corriere dell’Umbria dove si è occupata di cronaca ed economia, seguendo le più importanti vertenze della regione.

Nel 2011, in collaborazione con l’Opera Casa Papa Giovanni fondazione della diocesi di Assisi che ha sostenuto la sua idea, ha dato vita al Museo che racconta la storia dei circa 300 ebrei arrivati e nascosti nella città serafica durante le persecuzioni razziali della seconda guerra mondiale.

E’ presidente della Pro-loco di Costa di Trex, è sposata ed ha due bambini di 11 e 6 anni.

Cosa racconta il Museo della Memoria?

Attraverso testi, immagini, documenti, oggetti e testimonianze il Museo della Memoria racconta la storia dei circa 300 ebrei arrivati e qui nascosti durante le persecuzioni razziali della seconda guerra mondiale.

Quali valori volete siano trasmessi alle nuove generazioni?

Partiamo innanzi tutto dalla conoscenza storica che è importante ed imprescindibile. Poi la scelta di campo fatta da tante persone che, mettendo a rischio la propria vita, non sono state indifferenti, è esemplare per i nostri giovani. Bisogna saper scegliere, non andare dietro alla massa, cercare di usare la propria mente e il proprio cuore per individuare il bene. Solidarietà, accoglienza, fratellanza sono valori che qui al Museo della Memoria affiorano abbondantemente. La storia di Assisi e degli ebrei salvati è una luce nel buio della Shoah che va fatta conoscere proprio per far comprendere che, anche allora, c’è chi ha scelto di fare la cosa giusta. Ed anche ora i nostri ragazzi, nello loro infinite tentazioni quotidiane, possono fare altrettanto.

In che modo interagite con il territorio?

Prima del Covid avevamo dato vita a un programma di visite guidate, laboratori e progetti nelle scuole di diverso ordine e grado con una rispondenza importante. Abbiamo potuto sperimentare attraverso i lavori dei ragazzi venuti in visita al Museo quanto siano produttivi e propositivi rispetto a certe tematiche. Avevamo poi organizzato un calendario di iniziative a partire dal Giorno della Memoria, concerti, letture e aperture straordinarie di sera. Alcune attività sono continuare in streaming, altre per ovvi motivi legati alla situazione pandemica, sono state interrotte. Ora, stiamo riprendendo le fila delle attività in vista soprattutto dell’avvio del nuovo anno scolastico.

Quali sono gli obiettivi futuri?

Innanzi tutto vogliamo riaprire regolarmente il Museo. Poi diventare a pieno titolo uno dei principali contenitori storici-culturali sulla Shoah dell’Umbria ed anche d’Italia. Per questo stiamo avviando una serie di collaborazioni con organismi di carattere nazionale e internazionale affinché Assisi possa diventare a tutti gli effetti quello scrigno di valori di cui parlano all’inizio, facendo principalmente formazione. Per molti aspetti la città di Francesco già lo è; il Museo della Memoria non fa che confermare questa sua vocazione all’accoglienza, al dialogo e alla solidarietà.

Hobby: Leggere, camminare e viaggiare

Piatto Preferito: Pasta con le cime di rapa

Vino preferito: Rosato prodotto dalla mia famiglia

Sogno nel cassetto: Riuscire sempre a raggiungere sempre gli obiettivi prefissati

Valori di riferimento: Rispetto degli altri, impegno e solidarietà

Autore: megazine@megmarket.it