San Francesco, Patrono d'Italia

E' uno dei Santi più amati al mondo, si è spogliato di tutto per sposare "Madonna povertà"

San Francesco, Patrono d'Italia

Il 4 ottobre si festeggia San Francesco Patrono d’Italia e, nella sua città natale Assisi, è una ricorrenza dal sapore particolare.

Si commemora uno dei santi più amati al mondo, chi si spogliò di tutto per sposare «Madonna povertà» e vivere a imitazione di Cristo.

Francesco è tra i precursori della letteratura italiana col Cantico delle creature, è protagonista di uno dei più bei canti del Paradiso di Dante e ha il merito di aver salvato il cattolicesimo della sua epoca dalla corruzione e dalla ricchezza, rifondando il legame tra Chiesa e classi povere.

Il nome deriva dal tedesco antico e significa “libero”. È patrono d’Italia ma anche degli animali, dei commercianti e dei “lupetti” dell’ Agesci. È amato in Oriente e Occidente e il suo nome, Francesco, è tra i più diffusi in Italia e in Europa.

Papa Gregorio IX lo canonizzò il 16 luglio 1228, soltanto due anni dopo la morte. Per questo motivo, il processo di canonizzazione è stato uno dei più rapidi della storia della Chiesa cattolica.  

Il Poverello d’Assisi fu anche riconosciuto da Papa Pio XII, come il “più italiano dei santi e più santo degli italiani” e il 18 giugno 1939 lo proclamò Patrono principale d'Italia.

Francesco, l'apostolo della povertà, era figlio di ricchi, nacque ad Assisi nei primi del 1182 da Pietro di Bernardone, agiato mercante di panni e dalla nobile Giovanna detta “la Pica”, di origine provenzale.

Come ogni animo nobile del suo tempo, pensò di arruolarsi nella cavalleria del conte Gualtiero di Brenne, che in Puglia combatteva per il Papa; ma giunto a Spoleto cadde in preda ad uno strano malessere e la notte ebbe un sogno rivelatore con una voce misteriosa che lo invitava a “servire il padrone invece che il servo” e quindi di ritornare ad Assisi.

Lasciò definitivamente le allegre brigate e ritornato deluso ad Assisi dove continuò nelle opere di carità verso i poveri e i lebbrosi.

Ma fu solo nell'autunno 1205 che Dio gli parlò; era assorto in preghiera nella chiesetta campestre di San Damiano e mentre fissava un crocifisso bizantino, udì per tre volte questo invito: “Francesco va' e ripara la mia chiesa, che come vedi, cade tutta in rovina”.

Pieno di stupore, Francesco interpretò il comando come riferendosi alla cadente chiesetta di San Damiano, pertanto si mise a ripararla con il lavoro delle sue mani, utilizzando anche il denaro paterno.

A questo punto il padre, considerandolo ormai irrecuperabile, anzi pericoloso per sé e per gli altri, lo denunziò al tribunale del vescovo come dilapidatore dei beni di famiglia; notissima è la scena in cui Francesco denudatosi dai vestiti, li restituì al padre mentre il vescovo di Assisi Guido II, lo copriva con il mantello, a significare la sua protezione. Il giovane fu affidato ai benedettini con la speranza che potesse trovare nel monastero la soddisfazione alle sue esigenze spirituali; i rapporti con i monaci furono buoni, ma non era quella la sua strada e ben presto riprese la sua vita di “araldo di Gesù re”, indossò i panni del penitente e prese a girare per le strade di Assisi e dei paesi vicini, pregando, servendo i più poveri, consolando i lebbrosi e ricostruendo oltre San Damiano, le chiesette diroccate di San Pietro alla Spira e della Porziuncola.

Nell'aprile del 1208, durante la celebrazione della Messa alla Porziuncola, ascoltando dal celebrante la lettura del Vangelo sulla missione degli Apostoli, Francesco comprese che le parole di Gesù riportate da Matteo (10, 9-10) si riferivano a lui: “Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento. E in qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se ci sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza”. Era la risposta alle sue preghiere e domande che da tempo attendeva; comprese allora le parole del Crocifisso a San Damiano.

Ben presto attirati dalla sua predicazione, si affiancarono a Francesco, quelli che sarebbero diventati suoi inseparabili compagni nella nuova vita.

Nel 1215 a 22 anni Chiara fu nominata badessa; Francesco dettò alle “Povere donne recluse di San Damiano” (il nome 'Clarisse' fu preso dopo la morte di san Chiara) una prima Regola di vita, sostituita più tardi da quella della stessa santa. Chiara con le compagne, sarà l'incarnazione al femminile dell'ideale francescano, a cui si assoceranno tante successive Congregazioni di religiose.

Francesco non desiderò solo per sé e i suoi frati, l'evangelizzazione del mondo cristiano deviato dagli originari principi evangelici, ma anche raggiungere i non credenti, specie i saraceni, come venivano chiamati allora i musulmani.

Verso la metà del 1220, Francesco dovette ritornare in Italia per rimettere ordine fra i suoi frati, cresciuti ormai in numero considerevole, per cui l'originaria breve Regola era diventata insufficiente con la sua rigidità.

La notte del 24 dicembre 1223, Francesco si sentì invadere il cuore di tenerezza e di slancio volle rivivere nella selva di Greccio, vicino Rieti, l'umile nascita di Gesù Bambino con figure viventi. Nacque così la bella e suggestiva tradizione del Presepio nel mondo cristiano.

Quando aveva 45 anni Francesco morì adagiato sulla terra, recitando il salmo 141.

La mattina del 4 ottobre, il suo corpo fu traslato con una solenne processione dalla Porziuncola alla chiesa parrocchiale di SAN Giorgio ad Assisi, dove era stato battezzato e dove aveva cominciato nel 1208 la predicazione.

Lungo il percorso il corteo si fermò a San Damiano, dove la cassa fu aperta, affinché santa Chiara e le sue “povere donne” potessero baciargli le stimmate. Nella chiesa di San Giorgio rimase tumulato fino al 1230, quando venne portato nella Basilica inferiore, costruita da frate Elia, diventato Ministro Generale dell'Ordine.

Intanto il 16 luglio 1228, papa Gregorio IX a meno di due anni dalla morte, proclamò santo il Poverello d'Assisi, alla presenza della madre madonna Pica, del fratello Angelo e altri parenti, del vescovo Guido di Assisi, di numerosi cardinali e vescovi e di una folla di popolo mai vista, fissandone la festa al 4 ottobre.

Tag: Assisi, San Francesco, Italia, Umbria, fede

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