Tokyo, i Giochi Olimpici e la Montanara

La dolce storia di “Soreghina, la figlia del sol”, un giorno anche figlia del ‘sol levante’

Tokyo, i Giochi Olimpici e la Montanara

Guardando i Giochi Olimpici odierni, ho ripensato che nel 1992 andammo anche noi con il coro in Giappone, protagonisti di altri giochi, di mosaico e di musica.

Una potente famiglia giapponese aveva costruito uno dei primi hotel di lusso al mondo, il Kawakyu, in zona termale sulla baia di Shirahama, dove vengono coltivate le ostriche da perla.

Lussuosissimo e in buona parte con innesti di arte italiana, ha l’aspetto di un imponente castello di architettura articolata, che si sporge sul mare, ma il fascino maggiore si trova dentro.

Nella hall ci sono infatti 1700 metri quadri di mosaico pavimentale, che il soffitto rivestito tutto in foglia d’oro, a calotte ripetute sostenute da coppie di possenti colonne “egizie” in stucco blu, illumina di preziosità riflettendo luce dorata di lampade fatte come grandi spilloni da geisha, infilzati nelle nervature strutturali. Sospese in alto nel centro veleggiano incantevoli sculture tese tra lunghe aste, a emulare il volo ondeggiante delle rondini.

Più in là una serie di lampadari veneziani settecenteschi in lattimo bianco e oro definisce lo spazio in fondo al salone, dove cantammo. Altri preziosi lampadari veneziani stavano sotto cupole dorate sopra i letti delle suite. Poiché il grande mosaico era opera dei mosaicisti spilimberghesi, la Regione Friuli ci mandò a solennizzare l’inaugurazione del manufatto.

I proprietari, giapponesi, chiamarono per noi un complesso di ottoni da Tokyo, professionisti dediti alla musica seicentesca italiana, in particolare  veneziana, e con loro concertammo meravigliosamente musiche di Giovanni Gabrieli e Claudio Monteverdi che risuonarono con eccelsa purezza di armonie.

Quella sera la platea era tutta di rappresentanti delle più importanti famiglie giapponesi, molte delle quali coinvolte in multiproprietà dell’hotel e tra essi c’era anche un ex alto ufficiale dell’esercito.

Egli, toccato a fondo dalla musica e dalle presentazioni di alta cultura di un professore universitario, il quale alzando un cartoncino bianco sagomato spiegò anche il valore della croce simbolo cristiano, dopo il concerto, parlando in tedesco con una nostra corista, si mise a piangere a dirotto ripetendo “non più guerra, non più guerra!”.

La commozione indotta da quelle armoniose raffinate melodie e dalle voci cristalline dei soprani aveva prodotto una straordinaria vicenda umana di catarsi storica.

Ma quanti ancora dovranno piangere ricordando la scelleratezza della guerra? Quanta musica bella si dovrà spendere sulla memoria delle bombe per far valere l’umanesimo?

Anche l’architetto dell’hotel, Yuzo Nagata, che in gioventù si era diplomato direttore d’orchestra, rimase incantato dalla canzone “la Montanara”, tanto che nel primo sito web ufficiale dell’hotel quella fu la musica di fondo, e come prima immagine compariva la spilla d’argento distintivo del coro Tomat, in cui quattro angeli come code di una biscroma portano in alto la musica dei cantori, schierati in bassorilievo sull’ovale della nota. In alto andammo a cantare il giorno dopo, alla festa tradizionale dei ciliegi in fiore, sulla collina biancheggiante di alberi fioriti e brulicante di famigliole.

Sul palco, tra un gruppo di tamburini scatenati e una danza oscillante di geishe in kimono, le armonie dei nostri canti popolari furono eccezionale e meraviglioso evento.

Affascinò ancora “la Montanara”, la dolce storia di “Soreghina, la figlia del sol”, quel giorno anche figlia del ‘sol levante’.

Tag: Giappone, Giochi Olimpici, Tokyo, Michelangelo Serena, Mosaico, Spilimbergo, Alessandro Serena

Autore: Alessandro Serena megazine@megmarket.it

 

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