A Ravenna, il cielo stellato

L'incanto di Galla Placidia e le parole di Kant: "il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me"

A Ravenna, il cielo stellato

Uno dei miei primi viaggi con impegno nella musica corale è stato a Ravenna, per la rassegna nazionale delle corali polifoniche del settembre 1972.

Resta vivo nella memoria per incontri speciali ed emozionanti, non solo lo scambio avviato con il coro Interaccademico di Varsavia e la dolce figura di Anna, che 45 anni dopo è tornata con il caro Luciano a cercarmi, ed è stato bellissimo rinnovare una profonda amicizia, ma anche per l’intenso impatto estetico e culturale dei mosaici ravennati.

Nutrirono anche la fantasia di Dante Alighieri per la scrittura della Commedia. Si possono trovare 111 accostamenti tra dipinti di pietra e versi danteschi. Si ammirano in battisteri, basiliche e mausolei, simbolo del percorso reale di tutti nella vita e di quello spirituale del cristiano, fatto di battesimo, preghiera, trasfigurazione, parallelamente al vivere la Fede, la Speranza e la Carità nella bellezza della misericordia divina e vera umanità.

Gli studiosi citano i mosaici bizantini del V e del VI secolo, ma anche quelli del XIII secolo in S. Giovanni Evangelista sono da vedere. Noi cantammo un Exultate Deo di Palestrina e un meditativo O sacrum convivium di Croce dal solenne incedere, appropriati in quel ricco contesto.

C’era tanto da guardare e amicizie da coltivare sotto le stelle, ben oltre le barriere linguistiche. L’anno seguente infatti fummo a Varsavia e Danzica per cantare nei conservatori e nelle chiese più importanti, superando i controlli del regime comunista.

A Ravenna ritornai in seguito, a lasciarmi incantare da figure e storia in San Vitale e poi avvolgere dal cielo stellato in Galla Placidia.

Quando il mosaico ha trovato modo di salire sulle pareti, ha reso esaltante l’architettura, che a San Vitale combina elementi romani e bizantini in gioco ricercato di geometrie e cesellate finiture, come nella musica polifonica.

Molti gli scorci di mosaici sfavillanti tra le arcatelle delle esedre, che quasi annullando il peso della costruzione la elevano al soprannaturale, commentato lì da ammirevoli angeli, clipei cristologici, il Pantocrator, le città celesti.

E poi Mosé e scene bibliche, ad illuminare il labirinto dell’anima proposto dal mosaico del pavimento. C’è tutto il senso celebrativo dell’impero di Teodosio, Giustiniano, Onorio e Galla Placidia, e quello affermativo del prestigio ecclesiale dell’arcivescovo Massimiano, in quei ritratti di corte schierati in scala gerarchica, pieni di colore e di preziose madreperle.

Immagini forti, come Teodora moglie di Giustiniano, riprodotta poi innumerevoli volte anche per mostra di abilità dei mosaicisti. Altrettanto ha fatto scuola il rivestimento in mosaico nel mausoleo di Galla Placidia, reggente tra il 423 e il 450 dell’impero d’Occidente prima del suo disfacimento.

La greca colorata, il buon pastore, le cerve del salmo che anelano alla fonte, le colombe che si abbeverano emblematicamente alla coppa: figure tanto copiate!

Soprattutto però emoziona nel tanto blu la pacificante luce diffusa sui cieli stellati delle volte, e fa pensare alle ultime parole scritte da Kant a conclusione della ‘Critica della ragion pratica’ e poste sul suo epitaffio: “Due cose riempiono l'animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me”.

 

Autore: Alessandro Serena megazine@megmarket.it

 

 

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