- 09 novembre 2021, 05:30

Privacy e belle persone

Una guida semplice e efficace con l'esperto Alessandro Serena

Privacy e belle persone

Pensare alla differenza tra educazione e maleducazione può aiutare a capire il concetto di privacy. Il termine, purtroppo inglese ma pragmaticamente sintetico, raccoglie il senso di un insieme di diritti, doveri, modi comportamentali ormai anche codificati. Un tempo si veniva sgridati e magari puniti se si era sgarbati, o non si aspettava il proprio turno per intervenire, si mancava di rispetto, si curiosava sull’altrui o si chiacchierava sulle persone ed era disappunto spiacevole sentir dire di qualcuno “maleducato”. 

Oggi invece si può essere anche sanzionati pesantemente e penalmente. Il filosofo Emmanuel Mounier già un secolo fa metteva in guardia dall’individualismo contro il personalismo, cioè il concetto che definisce l’essere persona e la sua dignità.

Qualcosa è passato nell’art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che ha riconosciuto tra i “diritti fondamentali dell’uomo” quello al “rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza”. Diritti ampliati dalla Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea del 2000 agli articoli 7 e 8, cui fa espresso riferimento la direttiva 2002/58/CE, relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche, recepita nel nuovo REGOLAMENTO UE 679/2016 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 27 aprile 2016. Poiché l’individualismo ovvero l’egocentrismo egoistico, spesso invocato come libertà individuale, è dilagato nella cultura della società, si è dovuto arrivare a legiferare, cioè definire, sancire e sanzionare il non rispetto dei diritti della persona. Del resto a nessuno piace, al contrario, essere chiacchierato, bombardato, sfruttato, usato ad insaputa, mentre proprio la tecnologia, che ha fatto di tutto il mondo un paese, ha aperto spazio infinito pure ai rompiscatole e a strutture potenti di nascosta sopraffazione.

Eppure “Qualsiasi trattamento di dati personali dovrebbe essere lecito e corretto. Dovrebbero essere trasparenti per le persone fisiche le modalità con cui sono raccolti, utilizzati, consultati o altrimenti trattati dati personali che li riguardano nonché la misura in cui i dati personali sono o saranno trattati. Il principio della trasparenza impone che le informazioni e le comunicazioni relative al trattamento di tali dati personali siano facilmente accessibili e comprensibili e che sia utilizzato un linguaggio semplice e chiaro” (considerando n. 39 nella delibera di adozione del Regolamento).

Perciò la privacy, da considerare ognora, da organizzare in ogni attività, da pretendere in ogni tipo di rapporto, è diventata etichetta sociale inderogabile. Non burocrazia pura, non solo informativa, ma sostanza organizzativa, soprabito protettivo da indossare a misura delle proprie e altrui attività.

Allora, con il rispetto, si capisce cos’è la dignità, la libertà, e perché è meglio essere belle persone e buone cellule della comunità, e avere pace ai nostri giorni. Dunque di norma finalmente beneducati: tutto da guadagnare per tutti.

Tag: privacy, Europa, Emmanuel Mounier, Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo

Autore: Alessandro Serena megazine@megmarket.it

SU